Volontà

XIX settimana T.O.

Il profeta Ezechiele è invitato a volgersi e a farsi saziare da questa <mano tesa> (Ez 2, 9) che lo nutre come si fa con i piccoli perché possano crescere fino a diventare autonomi e capaci di offrire un servizio e una testimonianza. Il Signore Gesù non ci lascia alcun dubbio: <Così è la volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda> (Mt 18, 14). Se il contesto in cui il Signore Gesù racconta la parabola del pastore che se ne va in cerca della pecora perduta è per Luca quello della diatriba con i <farisei> (Lc 15, 1) e della loro resistenza davanti alla misericordia e alla benevolenza dimostrata verso i peccatori, l’evangelista Matteo contestualizza il racconto di questa parabola all’interno del discorso sulla vita della Chiesa e dei processi necessari perché la comunità di fede sia un luogo di salvezza, di pace, di gioia… e lo sia non solo per alcuni ma, veramente, per tutti.

La parabola risponde ad un’interrogazione che non viene dall’esterno, ma dall’interno del gruppo dei discepoli: <Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?> (Mt 18, 1). Clemente d’Alessandria spiega così: <La Scrittura ci chiama tutti “bambini”; quando ci mettiamo a seguire Cristo, riceviamo il nome di “piccoli” (Mt 18,3; 19,13; Gv 21,5). Chi è dunque il nostro educatore, pedagogo, per noi, i piccoli? Si chiama Gesù. Si dà lui stesso il nome di pastore; si definisce “il buon pastore” (Gv 10,11). Stabilisce un paragone tra i pastori che guidano le pecore e lui stesso, il maestro che dirige i bambini, il pastore pieno di sollecitudine per i piccoli che, nella loro semplicità, sono paragonati a delle pecore>1.

Allevare un piccolo significa permettergli un accesso dignitoso alla vita per dargli la possibilità di stare in piedi davanti a Dio e davanti ai suoi fratelli, di camminare a testa alta per le strade della vita portando a pienezza i doni ricevuti, e tutto ciò non smette di essere valido e vero persino o addirittura ancora di più quando <si smarrisce> (Mt 18, 12). Se da una parte il Signore esorta ciascuno di noi a <non essere ribelle> (Ez 2, 8), nondimeno non smette mai di nutrire la nostra libertà attraverso il pane <dolce> (3, 4) della sua <volontà> (Mt 18, 14) di Padre. Come padre si compiace della crescita e persino delle trasgressioni dei suoi figli lanciati alla scoperta della vita; come pastore guarda stupito e soddisfatto il suo gregge che cresce non senza una certa intima predilezione per le pecore più audaci e coraggiose nel cercare nuovi pascoli e possibilità più ampie di vita. In una parola siamo incoraggiati a non temere di essere piccoli, persino siamo sostenuti a non avere paura dei nostri smarrimenti perché il Signore ci cerca, ci trova, ci consola… ci rilancia continuamente nella vita come le pecore davanti alle quali al mattino si apre la porta del recinto per spalancare l’orizzonte del pascolo. 


1. CLEMENTE D’ALESSANDRIA, Il Pedagogo, I, 53.

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