Vicino

XXXIII settimana T.O.

Ieri ci siamo congedati dalla lettura del Vangelo con una nota assai decisa e chiara: <Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme> (Lc 19, 28). Oggi, la lettura del Vangelo ci fa cogliere un particolare assai significativo per il nostro cammino di conversione: <quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa> (19, 41). Queste lacrime che il Signore versa alla vista della città santa ci aiutano a capire le altre lacrime evocate nella liturgia della Parola di quest’oggi. Nel testo dell’Apocalisse, infatti, leggiamo così del veggente di Patmos: <Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo> (Ap 5, 4). Alla disperazione del veggente così simile a quella di un bambino che si sente incapace di fare ciò che pure sembra così necessario, risponde l’intervento di uno degli anziani: <Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli> (5, 5).

Le lacrime del Signore Gesù e le lacrime del veggente di Patmos possono essere l’occasione per chiederci se e quali sono le lacrime che scorrono nella nostra vita. Normalmente le lacrime sono il segno delle emozioni più profonde e più incontenibili e perciò rivelano non solo ciò che ci sta a cuore, ma, ancor più fondamentalmente, ciò che abita e muove il più profondo del nostro cuore. Potremmo porci onestamente la domanda: <Per che cosa piango nella mia vita?>. A partire dalla risposta che riusciamo a dare a questa domanda cui nessuno può rispondere se non a partire dal profondo di se stesso, saremo in grado di renderci conto di cosa ci sta maggiormente a cuore e per cosa sentiamo realmente un bisogno di compromissione e di reale coinvolgimento.

Il Signore Gesù piange alla vista di Gerusalemme rendendosi ormai conto che i suoi abitanti sono insensibili alle sue parole e ai suoi gesti che vorrebbero aprire ad un dialogo d’amore nella verità di una conversione capace di aprire continuamente nuove possibilità di relazione e di crescita. Il veggente di Patmos è in lacrime perché si rende conto che nessuno è in grado di rompere quei sigilli oltre i quali si cela il senso più profondo della storia che ci permette di sperare in un futuro degno di essere vissuto fino a rischiare di coinvolgersi personalmente. Le nostre lacrime e le nostre emozioni più profonde e coinvolgenti per chi sono e per che cosa sono? Forse per rispondere in verità a questa domanda che ci tocca in modo così profondo dobbiamo unirci al veggente di Patmos nella contemplazione di ciò che avviene eternamente in cielo per saperlo attuare sulla terra e nella storia: <Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati sulla terra> (Ap 5, 6). Il primo passo della conversione sembra essere proprio quello dell’attenzione. Nel mistero pasquale è lo stesso Dio che, in Cristo Gesù, si avvicina alla sua passione ne cui dramma può e vuole piangere e non solo vederci piangere.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *