Ti mostrerò

S. Bartolomeo apostolo

Le parole che l’angelo rivolge al Veggente di Patmos possono ben risuonare sulle rive del Giordano con un’intensità ancora più grande: <Vieni ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello> (Ap 21, 9). In realtà vediamo come – su indicazione di Giovanni Battista – si crea un vortice di conoscenza e di accoglienza di colui che è stato appena indicato dal Precursore quale <agnello di Dio che toglie il peccato del mondo> (Gv 1). E’ proprio come agnello che il Signore Gesù muove i primi passi in mezzo a noi accettando serenamente di essere accolto o anche non visto… persino disprezzato. Il Verbo fatto carne accetta di farsi passante anonimo tra le vie della nostra umanità e continua – come agnello mansueto e deciso – ad andare per la sua strada, tanto da aprirci una strada e fare la strada con noi senza imporsi. Suo intento è piuttosto quello di donarci  tutto il tempo necessario perché di lasciamo interrogare – e anche un po’ affascinare – dalla sua discreta presenza.

L’Apocalisse apre i nostri occhi e il nostro cuore sul mistero sublime della Gerusalemme del cielo che diventa il simbolo dei credenti: <Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello> (21, 14). Ogni nome è in realtà una porta che si apre su un mistero unico e irripetibile come lo è una <gemma preziosissima> e <come pietra di diaspro cristallino> (21, 11) che ha il suo unico <splendore> e che pure è chiamato ad interagire fino a fare tutt’uno con altre pietre, con altre gemme, con altri splendori. È questo il mistero della Chiesa chiamata ad essere città sicura munita di <alte mura>, ma pur sempre assolutamente aperta e interagente con il mondo circostante, attraverso le sue <dodici porte> (21, 12).

In questa splendida diversità c’è posto per il dono di tutti e di ciascuno! Natanaele significa, appunto: Dio ha donato! Quest’uomo è se stesso esercitando un dono di immediatezza che permette al Maestro di rivelare ulteriormente se stesso: <Da Nazaret può venire qualcosa di buono?> (Gv 1, 46). La parola di Filippo raggiunge quella dell’angelo e rievoca la stessa parola di Gesù ai suoi due primi discepoli che sembrano quasi dei segugi: <Vieni e vedi> (Gv 1, 46). Ciò che fa di Natanaele un uomo affidabile, è il fatto di camminare verso la verità accettando di fare verità su se stesso oltre che sugli altri attorno a sé. Nonostante, o forse proprio a motivo del suo naturale e non nascosto scetticismo, Natanaele è un uomo in cammino. Lo scetticismo dichiarato apre la possibilità di un dialogo vero che comincia con l’accoglienza incondizionata di Gesù. Prima di essere dei chiamati, siamo dei riconosciuti, colti là dove siamo e come siamo. Questo è il primo gradino per vedere <cose più grandi> (1, 50). Tutti noi siamo un po’, come Giacobbe, addormentati a Betel dopo un lungo viaggio che se ci ha stancato, ma non ci impedisce comunque di continuare a sognare. Il Signore Gesù non viene a spegnere i nostri sogni, al contrario vuole abitarli fino a compierli in pienezza.

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