Stupore

XIV Domenica T.O.

La liturgia della Parola di oggi è contrassegnata dallo stupore: la gente di Nazareth si stupisce di Gesù e si chiede <Da dove gli vengono queste cose?> (Mc 6, 2). Sembra proprio che lo stesso Signore Gesù, da parte sua, rimanga stupito per tanta freddezza proprio da parte di coloro che lo hanno visto bambino, adolescente, giovane e che poi – un giorno – lo hanno visto partire. Per questo <si meravigliava della loro incredulità (6, 5). Il Signore Gesù torna a Nazaret come profeta potente in opere e parole (Lc 24, 19), ma Nazaret rimane scandalizzata di Gesù e Gesù sembra bloccato dal disprezzo dei suoi concittadini tanto che <non poteva compiere nessun prodigio> (Mc 6, 5). Potremmo chiederci che cos’è che blocca così tanto i Nazaretani davanti a <Gesù Nazareno> che l’angelo della risurrezione prima di proclamare <risorto> dichiara <crocifisso> (16, 6)? La seconda lettura ci dà una chiave possibile di interpretazione: la debolezza! Paolo si trova davanti ai Corinzi in una situazione analoga a quella sperimentata dal Signore Gesù davanti alla sua gente: è ben difficile capire e far comprendere come sia possibile che la potenza di Dio possa passare attraverso persone che non sono insignite di nulla di straordinario, ma che sono così ordinarie? Laddove noi ci aspetteremmo – o continuiamo ad illuderci di pensare – che a destare stupore possa essere la straordinarietà, in realtà ciò che meraviglia fino a bloccare è proprio l’estrema ordinarietà. Di fatto la domanda e il combattimento che tocca i Nazaretani attratti e turbati dal “loro” Gesù è, in realtà, il nostro stesso e forse più profondo combattimento: come può Dio manifestarsi nella sua pienezza in quel Gesù <figlio di Maria e falegname> (6, 3) che tutti conoscono da sempre e che, anche noi, in un altro modo, non meno vero, conosciamo da sempre, forse conosciamo troppo? Il modo con cui il Signore <venne nella sua patria> (6, 1) non doveva essere tanto diverso dal modo con cui lo stesso Signore viene a noi visitandoci – come d’abitudine – attraverso la Parola, i Sacramenti, i segni quotidiani della sua presenza. E anche a noi facciamo fatica a credere fino in fondo che il Signore ci visiti solo perché – si fa per dire! – leggiamo il suo Vangelo e ci nutriamo della sua Eucaristia fino ad essere pure per noi <motivo di scandalo> (6, 3). Ecco lo scandalo, ecco ciò che fa da inciampo nella nostra vita all’ascolto dei segni della presenza di Dio in mezzo a noi e dentro di noi: l’attesa e la ricerca dello straordinario come scenario più appropriato per Dio e per le sue manifestazioni. Ma ecco, e proprio in questo contesto, l’invito che il Signore fa oggi anche a noi – sia che ascoltiamo sia che non ascoltiamo – la Parola ci obbliga renderci conto che comunque e sempre <un profeta si trova in mezzo> (Ez 2, 5) a noi. Ma non basta che un profeta sia in mezzo a noi se da noi non viene accolto attraverso un docile e generoso ascolto.

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