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XXX settimana T.O.

Per parlare del regno di Dio, il Signore Gesù non trova di meglio che usare la duplice immagine del <granello di senape> (Lc 13, 19) cui accosta immediatamente quella del <lievito> (13, 20). Giovanni Crisostomo si interroga sul senso di queste immagini e si premura di aiutare i suoi ascoltatori a ricordare che è lo stesso Signore Gesù che dà a queste immagini tutto il loro senso: <E’ Cristo che dà una simile forza a questo lievito. Non rimproverategli dunque il piccolo numero di discepoli: è la potenza del messaggio che è grande. Basta una scintilla per trasformare in brace qualche ramo secco di legno, che poi brucia anche tutto il legno verde d’intorno>1. Accettare di entrare nella logica del regno di Dio significa assumere la capacità di vivere in una piccolezza, in una marginalità, in un nascondimento che non ha niente a che vedere con la dimissione dalla responsabilità di portare un annuncio e di vivere una testimonianza, ma, al contrario, è sapersi penetrare così profondamente dalla sapienza del Vangelo da essere totalmente conformi non solo al suo contenuto, ma, prima di tutto, al suo stile.

Il Signore Gesù sembra aprire i nostri occhi sulla duplici e inscindibile realtà della piccolezza e del nascondimento che permettono al seme e al lievito del Vangelo di fecondate la storia e di rendere i discepoli come un buon pane posto sulla tavola dell’umanità perché ciascuno possa serenamente placare la sua fame. La promessa del Maestro suona così: <crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami> (13, 19). Questa promessa non riguarda direttamente noi cui compete il destino e la missione del seme che rimane non solo piccolo, ma che accetta di marcire fino a scomparire nella terra per fare spazio ad un germoglio che se è parte di sé pure lo trascende infinitamente proprio come avviene tra la Chiesa e il regno di Dio: la prima rimanda e prepara l’avvento generoso e infinitamente più fecondo dell’altro.

In questo contesto possiamo forzare ulteriormente l’immagine usata da Paolo: <Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito> (Ef 5, 33). Si tratta di una nota di vita familiare che l’apostolo rende immagine della relazione tra Cristo e la Chiesa in cui si nasconde la rivelazione del <mistero grande> (5, 32) della <cura> (5, 29) con cui Dio accompagna il cammino di ognuno dei suoi figli. Se il nostro compito di discepoli è simile al granello di senape e al pugno di lievito, ciò che ci permette di acconsentire a questo cammino non sempre facile, è proprio la coscienza di essere oggetto di una <cura> che è tanto più amorosa ed efficace quanto è invisibile agli occhi del mondo che ammira il grande albero e gusta il buon pane appena sfornato spesso dimenticandosi della sorte del seme e dell’invisibile presenza del lievito. In ogni modo non dimentichiamo mai che ci vuole tempo perché un seme si trasformi in un albero, come pure bisogna saper aspettare il tempo necessario perché la pasta sia <tutta lievitata>… armiamoci di pazienza e di fiducia.


1. GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelie su Matteo, 46, 2.

1 commento
  1. Carmen Zandonai
    Carmen Zandonai dice:

    Pazienza e fiducia: virtù tutte da riscoprire in questo nostro tempo.
    Eppure così piene di vita buona.

    Grazie.

    Rispondi

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