Sentiero

XV settimana T.O.

Il profeta Isaia ci aiuta a cogliere il mistero e la forza di quell’opera interiore continuamente compiuta dal Signore Dio al cuore della nostra storia personale: <Signore, ci concederai la pace, perché tutte le nostre imprese tu compi per noi> (Is 26, 12). Ci sono molti modi per compiere l’impresa della vita, il profeta ce ne rammenta una – tra l’altro rievocata dallo stesso Signore Gesù alla vigilia della sua passione (Gv 16, 21) – che ha la caratteristica di una certa unicità: <Come una donna incinta che sta per partorire si contorce e grida nei dolori, così siamo stati noi di fronte a te, Signore> (Is 26, 17). La vita cammina e cresce dentro di noi, eppure né cresce né cammina senza di noi, ma ha bisogno della nostra accoglienza e di tutta la nostra cura e della nostra passione altrimenti si avvera quanto il profeta aggiunge: <era solo vento> (26, 18)!

La parola del Signore Gesù, particolarmente breve eppure così incisiva, ci svela il modo più adeguato per essere fecondi senza cercare il successo e l’apparenza. Si tratta di imparare da lui che si autocomprende e si offre come parametro di discernimento per comprendere come e quanto la nostra vita stia veramente crescendo e si stia veramente fortificando. Il nostro cammino interiore sembra dover essere radicalmente orientato a poter dire a nostra volta <sono mite e umile di cuore> (Mt 11, 29). Certamente bisogna concentrare la propria attenzione sull’essere mite e umile, ma forse ancora di più sul cuore. È al livello del cuore che il Signore ci chiede di riformare continuamente la nostra vita perché non sia solo <vento>, ma sia capace di una fecondità serena per quanto segreta e nascosta agli occhi di coloro che quantificano il senso e il valore della vita sull’apparenza e sul successo.

Per Isaia sembra non solo chiaro ma assolutamente bello: <Il sentiero del giusto è diritto, il cammino del giusto tu rendi piano> e aggiunge <Sì, sul sentiero dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio> (Is 26, 8). Abituati a sentire le esigenze della relazione con Dio come un <giogo> da portare più o meno volentieri, il Signore Gesù ricorda ancora a noi suoi discepoli come ai suoi contemporanei che il <peso> di questo giogo è <dolce> e <leggero> (Mt 11, 30), nella misura in cui è condiviso e portato insieme… anzi insieme desiderato. Eppure, come non si improvvisa il cammino su un <sentiero> che esige di essere percorso passo dopo passo, così pure il cammino della mitezza e dell’umiltà non è una teoria ma può essere solo un’esperienza che si può condividere ma che, per molti aspetti, rimane un mistero da vivere con amore ma senza troppo pensarci. Il profeta sembra ulteriormente incoraggiarci in questo cammino: <Sì, la tua rugiada è rugiada luminosa, la terra darà alla luce le ombre> (Is 26, 19).

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