Semi

XXVI Domenica T.O.

La reazione di Mosè è un’indicazione e un orientamento per ciascuno di noi e per la Chiesa tutta: <Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito?> (Nm 11, 29). La reazione di Mosè alla presa di posizione di Giosuè può illuminare il cammino della nostra Chiesa in relazione ai “semi del Verbo” – come amavano dire i santi Padri – che sono disseminati nel cuore di tutti gli uomini. Questi semi producono i loro fiori nelle religioni, nelle credenze, nelle culture e negli aneliti di bellezza che attraversano, come un filone d’oro sotterraneo, la storia dell’umanità attraverso le storie degli uomini e delle donne di ogni luogo e di ogni tempo. Non si tratta in nessun modo di relativizzare la verità o di omologare ogni effluvio della verità con la sua essenza: talora il vento porta lontano profumi e aromi la cui origine remota resta segreta. Se non bisogna relativizzare, nondimeno sembra proprio che il Signore ci inviti a non assolutizzare noi stessi identificando l’essenza con l’esperienza. Per questo il Signore reagisce energicamente: <Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi> (Mc 9, 39-40). Naturalmente, non è facile distinguere il limite tra il relativizzare e l’assolutizzare. Per questo il Signore stesso sembra darci un criterio di discernimento che non è teorico, ma assai concreto: <Chiunque, infatti, vi darà un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità, io vi dico, non perderà la sua ricompensa> (9, 41). Mentre Giovanni chiede al suo Maestro di impedire ad altri di appropriarsi del suo nome <perché non ci seguiva> (9, 38), il Signore Gesù risponde dando un criterio di discernimento circa l’appartenenza alla cerchia dei suoi discepoli. Esso non è affatto ideologico, ma la condivisione profonda di atteggiamenti inequivocabili per la loro qualità di umanità e di carità. Il nostro è un <Dio geloso> nella sua infinita misericordia e nel suo immenso amore per ogni creatura: <Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose> (Sap 11, 26). Allora la preghiera di ogni discepolo del Maestro Gesù non può che essere l’umile richiesta di essere capaci di ammirato stupore per essere liberato da ogni forma di gelosia che è un <grave peccato> quello – imperdonabile – di voler dirigere lo Spirito dell’Altissimo. Si rende necessario apprendere la gelosia di Dio che difende sempre e ad ogni costo l’autonomia, la libertà, la creatività e la crescita delle sue creature create <a sua immagine e somiglianza>. Non ci capiti di dimenticare il proverbio: <Chi ha raccolto il vento nel suo pugno?> (Pr 30, 4). 

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