Seduttori

XXXII settimana T.O.

L’apostolo ci mette in guardia dai <seduttori che non riconoscono Gesù venuto nella carne> e sottolinea che questo è il <seduttore e l’anticristo!> (2Gv 7). Il Signore Gesù, da parte sua non lesina nel metterci in guardia da tutto ciò che rischia di renderci ciechi e insensibili davanti a quei segni che ci spingono ad andare sempre più in là delle apparenze e delle illusioni e ci offre la chiave d’oro del discernimento spirituale: <Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva> (Lc 17, 33). La parola del Signore Gesù, unitamente all’esortazione dell’apostolo, ci portano al cuore del combattimento spirituale che si identifica con una lotta senza quartiere contro tutto ciò che rende la nostra vita appiattita sul presente. Quando cediamo al fascino dell’immediato, facilmente ci ritroviamo a smarrire il senso dell’orientamento e la capacità di andare oltre le apparenze. Così ci viene ricordato che i nostri antenati: <mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano…> (17, 28), ma senza rendersi realmente conto di quello che stava succedendo e di ciò che prezioso stavano perdendo in termini di profondità e di senso.

Sullo sfondo di una realtà dominata dalla superficialità e dall’oblio, si staglia la figura di Noè il quale, mentre tutti sembrano addormentati in una incapacità di guardare oltre l’immediato, <entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti> (17, 27). Potremmo immaginare il dolce Noè che costruisce un barcone mentre impera sulla terra una grande siccità e mentre in cielo non si scorge nemmeno una nuvola… si può immaginare quanto sia stato deriso fino ad essere compatito. Eppure solo Noè con i pochi della sua famiglia sarà in grado di attraversare la storia fino a permettere che questa conosca un nuovo inizio. Il Signore Gesù evoca Noè, ma non dimentica di evocare pure la <moglie di Lot> (17, 32). Essere discepoli significa non fermarsi mai e non guardarsi mai indietro, ma procedere verso il futuro accettando che dietro e dentro di noi crollino su se stesse le piramidi delle illusioni e delle tergiversazioni.

La lettura della seconda lettera di Giovanni ci lascia nel cuore un senso di profonda consolazione mista ad una sana inquietudine: <Questo è l’amore: camminare secondo i suoi comandamenti> e ancora <Il comandamento che avete appreso da principio è questo: camminate nell’amore> (2Gv 6). Secondo l’apostolo, amare fa tutt’uno con camminare. Pertanto, camminare è sempre un modo per accedere alla <verità> (4) accettando che tutta una serie di cose scompaiano e muoiano senza cercare in alcun modo di arrestare l’inevitabile: <così, chi si trova nel campo, non torni indietro> (Lc 17, 31).

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