Salire

Assunzione di Maria

La prima lettura prevista per la Messa della Vigilia di questa solennità ci porta lontano. Si evoca, infatti, il momento del trasporto dell’arca dell’alleanza: <per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato> (1Cro 15, 3). Sembra che tutta la vita di Davide sia come sospesa e portata a pienezza da questo gesto che, se da una parte segna l’apogeo della sua regalità, ne è pure come la presa di coscienza del dover continuamente fare un passo indietro per mettere la propria vita a servizio di una presenza che trascende tutte le presenze… quella dell’Altissimo. La solennità dell’Assunzione di Maria al cielo è celebrata dai nostri fratelli orientali col titolo di <Dormizione della Madre di Dio>. Se paragoniamo una tela come quella di Guido Reni con le icone orientali possiamo constatare come si dica la stessa cosa ma con una differenza fondamentale: nell’icona bizantina è sottolineato l’abbandono assoluto di Maria nel sonno della morte senza più conoscere la paura di morire, tanto che la sua vita è custodita e abbracciata dal Signore Risorto che è il vero centro non solo dell’icona, ma della storia intera.

La scelta di leggere il Vangelo della Visitazione per questa festa è un modo per aiutare noi che siamo ancora pellegrini nella vita e nella fede a comprendere meglio cosa significhi salire e trovare il proprio posto nella vita: <Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa…> (Lc 1, 39). Maria sale per servire, accompagnare, sostenere la sua parente Elisabetta e proprio per questo viene riconosciuta e rivelata come <la madre del mio Signore> (1, 43). Sembra che l’annuncio di Gabriele abbia bisogno di essere confermato dal saluto di Elisabetta. Così pure nella nostra vita le intuizioni più profonde hanno bisogno di essere confermate da scelte concrete di servizio e di amore gratuito. Quando una donna presa da entusiasmo esclama: <Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!> (Lc 11, 27), la reazione del Signore Gesù non si fa attendere: <Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!> (11, 28).

In questo modo è lo stesso Signore Gesù a farsi interprete ed esegeta del cammino di sua madre. Maria che ha portato nel suo grembo l’autore della vita come vera arca che contiene i segni della promessa trova infine il suo <posto> (1Cro 15, 3) perché, attraverso tutta la sua vita, ha saputo fare posto alla presenza di Dio fino a darle la sua carne e il suo amore. Ora tocca a noi di saper ogni giorno scegliere il posto che ci indica il Vangelo – quello degli <umili> (Lc 1, 52) – per far posto al Signore nella nostra vita e trovare in Lui il compimento e la pienezza di ogni desiderio e di ogni anelito. L’apostolo ci ricorda che <è necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi> (1Cor 15, 25). Il <drago> (Ap 12, 4) contro cui anche noi dobbiamo lottare perché non divori le primizie del nostro desiderio e del nostro amore è il tarlo dell’egoismo che rischia di renderci sterili di vita. Se accettiamo di fare posto alla logica del Vangelo di dedizione e di libertà da noi stessi, sarà lo stesso Signore a preparare per noi un <rifugio> (12, 6). Maria è il modello della nostra umanità in cammino che non si ferma mai, nemmeno quando la strada è in salita non solo verso la casa di Elisabetta ma persino quando sale l’erta dolorosa del Calvario. La grandezza di Maria è stata quella di essere discepola del Signore… giorno dopo giorno… passo dopo passo… sino alla fine tanto che la sua persona nella totalità del suo essere donna – in tutte le sue dimensioni – è stata avvolta da una luce ineguagliabile perché ha saputo assumere la tenebra più profonda dell’obbedienza e dell’amore.

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