Riconoscere

S. Tommaso apostolo

Nella Colletta preghiamo con queste parole: <perché credendo abbiamo vita nel nome del Cristo, che fu da lui riconosciuto suo Signore e suo Dio>! La festa dell’apostolo Tommaso è sempre un’occasione propizia per fare il punto non solo sul nostro cammino di fede, ma, ancor più efficacemente, sulla nostra rinascita nella fede. Quando il Signore Risorto si rivolge direttamente a Tommaso con una domanda così esigente non lo fa per umiliarlo, ma al fine di permettergli di compiere un passo in più nel suo cammino di fede: <Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente> (Gv 20, 27). Il Signore Gesù chiede a Tommaso di fare esattamente quello che aveva chiesto di fare: <Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo> (20, 25). L’insistenza di Tommaso sui segni della passione è alquanto sorprendente.

Non sappiamo se gli altri apostoli che avevano visto il Maestro Risorto avessero insistito così tanto con l’apostolo assente sui segni della passione, eppure sono questi che fanno la differenza tra la risurrezione e un fantasma. Stando in mezzo ai suoi il Signore aveva mostrato <le mani e il fianco> (20, 20) e ora ritorna al fine di permettere a Tommaso di riconoscere proprio in chi gli sta davanti il suo Maestro e il suo Signore nella continuità di una vita talmente offerta e così interamente donata da essere risorta nella morte, da essere viva nella più assoluta sconfitta. L’invito del Signore è anche per noi: <non essere incredulo, ma credente!>. Il cammino della fede è impastato radicalmente nel cammino concreto della vita e passa, soprattutto, attraverso ciò che segna la nostra vita in modo indelebile come sono le piaghe del Cristo la cui risurrezione non copre ma esalta i segni della croce.

Quando l’apostolo Paolo ci ricorda di avere <come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù> (Ef 2, 20) lo fa per aiutarci a riconoscere proprio nel mistero pasquale il luogo su cui rifondare continuamente la nostra vita. La vita di fede non è un semplice assenso ad un dogma, ma significa accettare di camminare, come tutti i nostri padri e madri nella fede, e di farlo <insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito> (2, 22). Diventare sembra essere la parola d’ordine del regime instaurato dalla risurrezione del Signore. Crescere è l’orizzonte normale di ogni vita credente continuamente aperta al passo successivo richiesto dalla vita. Riconoscere ciò che siamo diventati per continuare a divenire ciò per cui siamo venuti al mondo è un passo indispensabile per non impantanarci nelle nostre superficiali credenze o disperarci in una vuota autoreferenzialità. Come ricordava Paolo VI: <Evangelizzatrice, la Chiesa comincia sempre con l’evangelizzare se stessa… se vuole conservare freschezza, slancio e forza per annunciare il Vangelo>1.


1. PAOLO VI, Evangeli Nuntiandi, 15.

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