Relazione

XXXIII settimana T.O.

Di certo vi è una cosa che sta a cuore al Signore Gesù e per la quale è disposto anche a rischiare di entrare in conflitto con quanti, nel suo tempo, sanno e vogliono contare come i sadducei. Laddove l’interesse personale e la difesa dei propri privilegi induce la classe più potente e ricca del popolo a togliere ai più poveri persino l’estrema speranza della risurrezione, il Signore Gesù, invece, ribadisce un principio che, prima di essere dogmatico, è esistenziale e storico: il Creatore non è la fonte del potere, bensì il modello di una relazione fatta di amore e di cura: <Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui> (Lc 20, 38). Sotto l’apparenza o col pretesto di una discussione accademica, di cui si possono occupare solo quanti non hanno certo la preoccupazione della sopravvivenza, si nasconde una concezione del mondo che, nel caso dei sadducei, è dominata dalla legge del più forte e dall’interesse di chi ha degli interessi da difendere. La domanda posta al Signore Gesù, infatti, sembra occuparsi della storia così provante di una donna che perde uno dopo l’altro sette mariti come se si trattasse di una cosa di cui certificare l’appartenenza e la proprietà e il cui dramma di sofferenza e di umiliazione sembra non interessare affatto: <La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie> (20 33).

La risposta del Maestro sembra disattendere la domanda dei suoi interlocutori: <quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio> (20, 35-36). La differenza tra lo sguardo di Gesù e quello dei sadducei è sostanziale perché il primo è capace di evidenziare il mistero della persona in relazione a quel Dio di cui è immagine e che, a motivo di un disegno di amore di cui la relazione di coppia è riflesso, non può essere intaccato radicalmente dalla morte né tantomeno sottostare alle leggi del mercato e alle logiche del comodo. Nelle parole del Signore Gesù si avverte una sottile ed efficace protesta contro tutto ciò che si oppone alla vita intesa come relazione che radica in Dio e si ridona continuamente tra quanti di lui sono figli e in cui si sentono legati da un’alleanza e un patto di solidarietà: <Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe> (20, 37).

Al cospetto delle macchinazioni dei sadducei, il Signore Gesù si rivela come il <tormento> (Ap 11, 10) di tutto ciò che si oppone alla verità di Dio che è sempre il fondamento della verità della nostra umanità. Il libro dell’Apocalisse ci ricorda che il combattimento che oppone logiche diverse è ancora in atto. I due testimoni che si lasciano abitare da <un soffio di vita che veniva da Dio> (11, 11) riempie di <terrore> quanti pensavano di essersi definitivamente sbarazzati di loro. La vita, infatti, terrorizza sempre quanti, in realtà, temono la vita perché pensano di poter comprare e vendere tutto e tutti pur di conservare se stessi e i propri privilegi.

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