Primo
S. Giacomo apostolo –
La Colletta di questa festa evoca un altro “primato” che suona in questi termini: <tu hai voluto che san Giacomo, primo fra gli apostoli, sacrificasse la vita per il Vangelo>. Nel gruppo degli apostoli sembra ci siano vari primati: si parla del fondamentale “primato” di Simon Pietro senza dimenticare che, a differenza di quanto ci viene raccontato dai sinottici, l’evangelista Giovanni ci tramanda che sia Andrea il primo chiamato dal rabbi di Nazaret e che sia stato lui a condurre a Gesù suo fratello Simone (Gv 1). È noto a tutti come la Tradizione abbia identificato nell’apostolo ed evangelista Giovanni il misterioso e innominato <discepolo amato> di cui ci parla insistentemente il quarto Vangelo che avrebbe, in questo caso, un primato del tutto particolare nel cuore di Cristo Signore. E oggi, festeggiando l’apostolo Giacomo, siamo messi di fronte al primato del dono della vita la cui generosità di libertà nel dono radica in una profonda rassicurazione: <convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi> (2Cor 4, 14).
Questo modo di concepire e di vivere il primato contrasta e in certo modo purifica e converte quel segreto bisogno che tutti noi portiamo nel cuore di essere “primi” e possibilmente unici. La domanda dei figli di Zebedeo di cui si fa mediazione l’appassionata richiesta della loro madre, in realtà ci appartiene molto più di quanto riusciamo ad immaginare: <Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno> (Mt 20, 21). La risposta a questa richiesta il Signore non la dà alla madre di Giacomo e Giovanni che ha diritto ad essere accolta in questo suo desiderio così materno, ma a tutti i discepoli di cui facciamo parte anche noi: <Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo> (20, 26-27). Il Cristo ci rivela così che, ben aldilà di tutti i primati che possiamo desiderare o che la vita può gratuitamente darci, vi è un primato che siamo chiamati a cercare ogni giorno: quello di metterci al servizio <Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti> (20, 28).
Proprio nella misura in cui ci lasciamo interpellare quotidianamente dalle esigenze del Vangelo ci rendiamo conto che anche nella nostra vita il tesoro della presenza e degli appelli di Dio sono custoditi <in vasi di creta> (2Cor 4, 7). Questa esperienza di fragilità lungi dall’essere uno svantaggio per la testimonianza rischia di esserne la condizione imprescindibile: <affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi>! Tesoro di grazia e fragilità sono i due poli in cui siamo chiamati a vivere la discepolanza e la missione. La grazia della disponibilità a servire ci permette di custodire il tesoro del nostro desiderio accettando che questo non si identifichi con i nostri desideri e ambizioni, ma ci porti oltre la terra di noi stessi verso il cielo di ciò che siamo realmente. San Giacomo è stato il primo a sperimentare la gioia di vedere il vaso della propria vita rompersi nella morte per manifestare il magnifico tesoro ivi contenuto: <perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale> (4, 11).
Deo gratias 🙏❤️🔥