Preparare
XXVI settimana T.O. –
Ciò che il Signore chiede ai suoi discepoli è ciò che chieda ancora alla sua Chiesa nell’oggi della storia: <preparargli l’ingresso> (Lc 9, 52). Perché questo possa realmente ed efficacemente avvenire bisogna che i discepoli si lascino ispirare dal Maestro che <Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme> (9, 51). Il Signore decide di camminare decisamente verso il compimento della sua missione nel mistero pasquale che si sarebbe consumato a Gerusalemme. Come discepoli dobbiamo ogni giorno investire il meglio delle nostre energie nel preparare la strada perché la rivelazione di un così grande amore non cada nel vuoto, ma penetri la terra della nostra umanità fino a radicarsi per germogliare e fruttificare. Per questo – verrebbe da dire solo per questo – la Chiesa è ancora in cammino nella storia ed è chiamata, giorno dopo giorno, a preparare il passaggio del Signore nella vita degli uomini che consuma il tempo dell’attesa e lo apre a quello del compimento.
In questo lavoro di preparazione, Giobbe si fa maestro di sapienza perché modello di pazienza capace di affrontare con decisione le esigenze del proprio cammino di vita non accusando mai nessuno se non se stesso fino a dire: <Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: “E’ stato concepito un maschio”> (Gb 3, 3). L’atteggiamento di Giobbe rende ancora più facile cogliere la differenza radicale tra lo stile del Signore e la reazione dei discepoli: <Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?> (Lc 9, 54). Alcuni antichi manoscritti completano la reazione del Signore al bisogno di Giacomo e Giovanni di punire i samaritani con una parola che suona così: <Voi non sapete di quale spirito siete perché il Figlio dell’uomo non è venuto per perdere le vite degli uomini, ma per salvarle>. Questa salvezza che i discepoli sono chiamati a preparare e ad accompagnare viene vissuta in prima persona dal Signore Gesù con la sua disponibilità ad essere <elevato in alto> (9, 51) con la sua crocifissione. Ciò che il Signore ha appena insegnato ai suoi apostoli lo vive in prima persona e con assoluta intensità: non bisogna sospettare, ma scusare e dare tempo! L’evangelista Luca parla di <ferma decisione> e in questo modo mette in evidenza, attraverso la sacralità del viaggio di Gesù a Gerusalemme, la profondità del suo orientarsi verso il compimento della sua Pasqua che rappresenta l’inizio e l’indizio di ogni possibile esperienza di salvezza. In tal modo l’evangelista pensa alla croce e alla risurrezione/ascensione come unico atto del medesimo amore che si abbassa e si fa servo.
In conclusione, potremmo dire che il Signore ha portato a compimento il suo cammino fino a dare la sua vita come atto d’amore gratuito e unilaterale che non ammette né discussione né comparazioni. Ora tocca a noi come discepoli e come Chiesa: preparare sì, ma con delicatezza e senza colpi di testa ma con decisione e con stile… naturalmente stile evangelico.
Deo gratias 🙏❤️