Piccolino
San Francesco –
Alla fine del suo testamento Francesco parla di sé come <piccolino> e in questo modo rivela quanto la parola del Vangelo abbia formato la sua vita trasformandola radicalmente. Come la goccia che scava persino la roccia, lo scalpello della parola del Vangelo ha permesso allo scultore divino, con mano ferma e dolcissima, di spogliare, giorno dopo giorno, quest’uomo offertosi interamente all’Amore, di tutto ciò che era in più per liberare l’uomo nuovo, l’uomo vero, l’uomo recuperato alla bellezza di un’armonia ritrovata. Le parole del Signore Gesù si cono magnificamente compiute in Francesco: <hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli> (Mt 11, 25). Sul giaciglio di morte Francesco si fa portare, in un codice che contiene tutta la Bibbia, il Vangelo perché lo possa ascoltare ancora una volta. Non riceve come Benedetto il viatico dell’Eucaristia, ma quello del Vangelo e, sacerdote del Nuovo Testamento senza essere ordinato presbitero, assolve oltre che benedire i suoi fratelli. In tal modo Francesco rivela, alla fine della sua vita, la consapevolezza di una conformazione a Cristo di rara profondità che gli permette di fare sue le parole dell’apostolo: <quando a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo> (Gal 6, 14). Una vita conformata che diventa capace di confermare nella fede i propri fratelli.
In Francesco possiamo contemplare e imparare la via di una conformazione discepolare a Cristo Signore che comincia sempre con il passo necessario della spoliazione da tutto ciò che fa da schermo alla luce trasformante del Vangelo al cui calore siamo chiamati a far sciogliere tutto ciò che in noi rende vana la logica trasformante della croce di Cristo. Claudel, in uno dei suoi tre inni dedicati al santo di Assisi, lo definisce <un uomo ebbro>. Si tratta dell’ebrezza di un amore ritrovato dopo essere stato a lungo cercato che permette a Francesco di riconciliarsi col suo essere <piccolino> fino ad accettarsi serenamente come una creatura tra altre creature. Dopo aver vaneggiato la gloria del cavaliere fino a rischiare lo squilibrio della mente, del corpo e dello spirito, Francesco ha sposato la sua povertà di creatura trovando la gioia e la pace che non si possono acquistare, ma che sempre si possono condividere con tutti. Sempre Claudel dice che <Dio lo fa passeggiare come in paradiso nel mistero delle creature naturali>. In Francesco possiamo ammirare e desiderare la possibilità sempre aperta di ritrovare in noi stessi il neonato e lo sposo.
Solo dopo aver sposato la sua povertà ed essersi riconciliato con la sua vulnerabilità Francesco ha cominciato a danzare la vita in una pienezza, da sempre desiderata e finalmente trovata. Sposata la propria umanità, il piccolino d’Assisi ha conosciuto la gioia impagabile di essere stato sposato dall’amore dell’Altissimo. Paul Claudel lo dice magnificamente: <è requisito perché serva nella sua carne al Crocifisso>.
Signore, fa’ di me uno strumento della Tua Pace:
Dove è odio, fa’ ch’io porti l’Amore,
Dove è offesa, ch’io porti il Perdono,
Dove è discordia, ch’io porti l’Unione,
Dove è dubbio, ch’io porti la Fede,
Dove è errore, ch’io porti la Verità,
Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza,
Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia,
Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.
Maestro, fa’ che io non cerchi tanto ad esser consolato, quanto a consolare;
Ad essere compreso, quanto a comprendere;
Ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché, così è: Dando, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna!
Deo gratias 🙏❤️
Grazie infinite 🙏❤️
” Nel mondo dello spirito, è quando andiamo a rovina che facciamo fortuna ”
( Christian Bobin – le Très-Bas )