Perfetti

IV settimana T.O.

Concludiamo la lettura della lettera agli Ebrei da cui ci congediamo con un augurio da fare non solo a noi stessi, ma a tutti coloro che intrecciano e incrociano le nostre strade umane: <vi renda perfetti in ogni bene> (Eb 13, 21). Davanti a questo augurio viene abbastanza spontaneo chiedersi come tutto ciò possa realmente avvenire nel concreto della nostra vita di ogni giorno, nella nostra esistenza quotidiana in cui siamo sempre chiamati a combattere contro le tentazioni della mediocrità. Forse la risposta possiamo trovarla nel vangelo. I discepoli, di ritorno dalla loro esperienza missionaria, vengono invitati dal Signore Gesù ad appartarsi con lui per trovare un poco di riposo. Ma ecco che l’affluire della folla trasforma il luogo del riposo in un luogo di ulteriore coinvolgimento nella vita della gente alla quale il Signore Gesù <si mise ad insegnare molte cose> (Mc 6, 34).

Potremmo dire che in questo consista l’essere <perfetti in ogni bene>: in una capacità di lasciarsi interpellare da ogni possibilità e occasione che la vita ci offre per fare il bene persino quando questo ci richiede, apparentemente, di rinunciare a farci un po’ di bene. Infatti, è proprio facendo il bene nel modo migliore possibile, che potremo sentirci veramente bene e persino ancora meglio. Possiamo pure dire che in questo consista trovare il riposo: nella capacità di sapere trovare ristoro dandone con generosità a chi ne ha bisogno accanto a noi. Il moto di <compassione> (6, 34) che invade il cuore del Signore Gesù alla vita della <grande folla> ci fa entrare nel mistero che sta all’origine del modo con cui Dio è legato al cammino della storia e da cui ormai non prende più nessuna distanza accettando di marciare con noi per i monti e le valli dell’esistenza.

Chissà se la gente che segue Gesù e alla quale il Signore rimanda i suoi discepoli perché imparino a riposare senza smettere mai di avere compassione, aveva in mente le parole così belle del salmo: <Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca> (Sal 22, 5). In ogni modo possiamo portare nel cuore l’esortazione della prima lettura cui si aggiunge del tutto naturalmente l’esempio del Signore stesso: <Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace> (Eb 13, 16). Se avremo saputo stare vicino al Signore Gesù e riposare profondamente e veramente con lui, non potremo che essere intimamente conquistati dal suo stesso dinamismo interiore che potremmo definire contempl-attivo proprio com’è per sua natura l’amore. Sarebbe assolutamente inutile cercare il riposo fuori dalla capacità di amare che è sempre un modo di perdonare all’altro di disturbare fino al punto di cambiare i miei programmi. Se l’amore comincia e finisce sempre con il perdono, allora l’unico vero riposo è quello di lasciarci interiormente consumare dalla compassione che ci renderà perfettamente riposati.

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