Per la libertà!

XXVIII settimana T.O.

L’affermazione di Paolo è lapidaria: <Cristo ci ha liberati per la libertà!> (Gal 5, 1). Quando il Signore Gesù definisce come <malvagia> la sua <generazione> che continua a cercare un <segno> (Lc 11, 29) forse si riferisce proprio a ciò che potremmo definire una resistenza alla libertà. E allora la parola dell’apostolo si fa tagliente e sommamente esigente: <State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù> (Gal 5, 1). Il giogo cui si riferisce l’apostolo è quello che il Signore Gesù, in un altro passo del Vangelo, evoca come superamento delle pesantezze insopportabili delle consuetudini e delle osservanze che se pure si fondano sulla Parola di Dio talora rischiano di stravolgerle: <il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggere> (Mt 11, 30). Sembra proprio che questa spasmodica ricerca di segni, che spesso ritroviamo pure ai nostri giorni, corrisponda ad un bisogno di sicurezze e di rassicurazione che rischiano di scontrarsi con quel dono di libertà che rimanda necessariamente al dovere di ciascuno di trovare la propria strada per corrispondere alla verità cui è interiormente chiamato.

Quasi sfinito dalle inutili controversie con i farisei e dalle pressioni della folla che cerca una sorta di evidenza messianica nella testimonianza di Gesù, l’evocazione di Giona e della regina del sud sono l’unico modo per rimandare al mistero di un modo diverso di attraversare la porta della salvezza. Gli abitanti di Ninive accolgono l’invito alla conversione del reticente Giona con una semplicità e una naturalezza che talora sembrano lontanissime dalle nostre complicazioni religiose. La regina del sud risponde ad un bisogno del suo cuore stupendamente curioso e si reca a Gerusalemme per conoscere Salomone mettendosi decisamente e incondizionatamente in cammino. Quanti ascoltano Gesù, non solo i suo contemporanei, sembrano temere di imbarcarsi veramente nella sua logica e sembrano rimandare continuamente la scelta di una compromissione esistenziale con il suo messaggio.

Si potrebbe definire questa fatica a decidersi nascondendosi dietro la maschera di devoti ragionamenti come una sottile paura di quella libertà che il Cristo ci offre ogni giorno. Questa libertà che il Grande Inquisitore di Dostoevskij ritiene troppo pesante per le fragili spalle della nostra umanità è un atto di fiducia da parte del Creatore che conferma, nell’esperienza personale di ciascuno, il dono fatto al mondo con la creazione. Siamo così continuamente consegnati a noi stessi e alle nostre scelte che devono essere non solo libere teoricamente, ma pure capaci di correre concretamente il rischio della libertà. La parola del Signore Gesù è talora violenta, ma non è mai oppressiva! Al contrario i gesti e le parole del Signore Gesù continuamente ci aiutano a non cedere alla tentazione di cercare un nuovo padrone cedendo alla tentazione di <schiavitù> apparentemente nuove, ma che sono sempre la stessa catena che non ci permette di vivere pienamente.

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