Osservare

XXVII settimana T.O.

Prima di rimandare alla necessaria obbedienza come sottomissione e conformazione, l’ultima parola del Vangelo di oggi rimanda a qualcosa di più intimo e, per molti aspetti, più fondamentale: <ascoltano la parola di Dio e la osservano> (Lc 11, 28). Osservare prima di obbedire significa guardare con attenzione e con passione. Osservare significa inoltre non solo guardare, ma ritenere nella mente e custodire nel cuore. Si tratta, così, di un’azione intensa verso qualcuno e qualcosa ed è un’attitudine che consegue ad una intuizione di preziosità che ci inclina a concentrare tutte le forze perché nulla vada perduto e perché nulla ci sfugga. L’evocazione da parte della <donna> (11, 27) che alza la voce per benedire ed esaltare il grembo e il seno della madre che ha cullato e ha nutrito il Signore Gesù, ci rimanda ad uno sguardo assolutamente unico per intensità e per cura che è quello di una madre nei confronti del proprio piccolo. È uno sguardo a cui non sfugge ciò che tutti gli altri non sono in grado né di vedere, né di comprendere.

È in questo senso che la Madre di Gesù diventa un modello per ogni discepolo ed è in questa direzione che possiamo comprendere la parola alquanto provocatoria del Signore: <Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano> (11, 28). Potremmo fare, alla fine di questa settimana, un piccolo test: ricordiamo a memoria la sequenza dei testi evangelici che abbiamo letto durante questi ultimi giorni? Testi preziosi, testi che avrebbero dovuto segnare fino a cambiare, almeno di poco, la nostra vita: il buon samaritano, Marta e Maria, la preghiera del Signore, l’invocazione del dono dello Spirito, la potenza di Gesù contro il male…! Fino a che punto abbiamo veramente “osservato” queste parole e questi gesti del Signore tanto da imprimerli nel nostro cuore e custodirli come doni preziosi di cui prenderci cura amorevolmente? Quale traccia questi testi hanno lasciato nel nostro cuore?

L’apostolo Paolo ci offre un criterio per poter rispondere a questa grave domanda che ci riguarda personalmente e profondamente: <Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa> (Gal 3, 28-29). Se osserviamo la Parola, il nostro modo di guardare e osservare il mondo attorno a noi non potrà rimanere uguale, ma sarà sempre più dilatato. Così il nostro rapporto con il Signore attraverso l’accoglienza amorosa della sua Parola non è semplicemente una questione di informazione, ma è un’esperienza di sguardo scambiato che ci permette di sentire la gioia di una relazione che se passa attraverso la parola, non si limita e non si identifica mai con le sole parole.

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