Orecchio

S. Benedetto

Da novizi benedettini si impara a memoria almeno qualche parte della Regola e, di certo, uno dei passaggi obbligati è quello che suona così: <inclina l’orecchio del tuo cuore>. Molto probabilmente questo passaggio così significativo della Regola avrà ispirato coloro che hanno scelto come prima lettura un testo in cui troviamo l’esortazione: <Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e custodirai in te i miei precetti, tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore alla prudenza> (Pr 2, 1-2). Del resto, basta passare in un qualunque monastero benedettino del mondo per leggere da qualche parte l’inizio assoluto della Regola: <Ascolta, o figlio…>! Eppure, non bisogna dimenticare che san Benedetto non è solo un maestro e una guida per tanti monaci e monache di ieri e di oggi, ma è anche stato riconosciuto da Paolo VI patrono d’Europa. Benedetto, dopo tanti secoli, si trova ad essere di fatto custode del vecchio continente ed è così chiamato a ispirare il meglio nei rapporti internazionali e interculturali che nel bacino del Mediterraneo hanno tante radici più o meno luminose, più o meno amare.

Per i monaci e per gli uomini tutti, la vita monastica diventa un monito a non dimenticare l’orecchio. In una cultura della “visione” in cui l’occhio sembra avere il ruolo maggiore e il più preponderante, Benedetto e tutte le sapienze autentiche ci ricordano che l’organo più importante è l’orecchio, che l’esercizio in cui dobbiamo continuamente cimentarci è quello di un ascolto attento e umile accettando talora persino di fare uso di quelle palpebre che ci permettono di chiudere gli occhi per aprire ancora di più le orecchie che di palpebre non sono provviste. Così e per tutti ascoltare diventa il primo luogo e il primo esercizio di <intelligenza> (1, 2). Nel Vangelo, il Signore Gesù chiede questo lavoro ai suoi discepoli per non lasciarli nell’illusione di cui si fa un po’ portavoce l’apostolo Pietro: <Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; cosa ne avremo?> (Mt 19, 27).

Il contesto di questa domanda è durissimo perché segue il tremendo incontro mancato tra il Maestro e quel tale che aveva troppe ricchezze per permettersi il lusso di farsi discepolo. Pertanto, il problema riguarda anche gli apostoli, anche noi… non avremo mai lasciato abbastanza se non sapremo cogliere il <cento volte> (19, 29) che è già incluso nel dono di potersi dare totalmente affidandosi ad una relazione che porta a pienezza la nostra vita non nella logica della ricompensa o del guadagno, ma del dono di sé in un amore che è ricompensa a se stesso. A Benedetto possiamo chiedere di intercedere per i popoli dell’Europa e di intercedere per ciascuno di noi affinché sappiamo ogni mattina ricominciare non con l’aprire gli occhi, ma nel rendere attento e sensibile l’orecchio del cuore per essere capaci di attenzione, di cura, di lode, di compassione e, prima di tutto, di adorazione.

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