L’uomo

I settimana T.O.

La citazione con cui si apre la prima lettura ci riporta non solo al mistero di Cristo, ma, anche al nostro stesso mistero continuamente ricompreso alla luce del Vangelo: <Che cos’è l’uomo perché di lui ti ricordi o il figlio dell’uomo perché te ne curi?> (Eb 2, 6). Questo punto interrogativo abita di certo le profondità del nostro cuore soprattutto quando siamo confrontati con il duro mestiere di essere – meglio sarebbe dire diventare – autenticamente umani. A questa domanda che ci interroga da sempre sembra rispondere il Signore Gesù sin dal più tenero inizio del suo ministero. Lo scontro tra la parola del Signore Gesù che risveglia il meglio della nostra umanità e la rimette in cammino verso la verità di se stessa, e le forze che si oppongono a questo processo si fa duro sin dal primo momento. Il Maligno, normalmente abituato a vivere nell’ombra e restare nascosto come fanno i serpenti, non può resistere e si sente così minacciato dalla presenza luminosa del Cristo da dover, suo malgrado, uscire allo scoperto: <Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!> (Mc 1, 24).

Potremmo immaginare la reazione interiore del Signore Gesù a questo attacco frontale e disperato del Maligno riprendendo quanto Girolamo mette sulle labbra del Salvatore: <Non ho bisogno di essere riconosciuto da colui che destino alla perdizione. Taci! La mia gloria si manifesti sul tuo silenzio. Non voglio che la tua voce faccia il mio elogio, bensì i tuoi tormenti; il mio trionfo infatti è il tuo strazio… Taci! Esci da quell’uomo!>1. L’ingiunzione con sui il Signore Gesù reagisce alla chiara presa di posizione del Maligno che si sente rovinato dalla sola presenza del Salvatore in mezzo a noi, è duplice: si tratta di un invito al silenzio e di un invito a lasciare libero il campo. Se questa è la cura che il Signore prescrive come un saggio medico, possiamo ben immaginare che la malattia si concretizzi esattamente in un di più di parola e in una sorta di occupazione indebita di spazi vitali. Ciò cui attenta la presenza del Maligno è il sereno cammino dell’uomo nella sua libertà e nella sua verità che la lettera agli Ebrei riassume in termini, per così dire, esaltanti per la nostra umanità sempre in dubbio con se stessa e su se stessa: <Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli> (Eb 2, 11).

A partire da questa considerazione della prima lettura possiamo dire che, in realtà, ciò che fa disperare il Male fino a farlo uscire allo scoperto è questa divina fraternità che unisce la nostra umanità alla stessa vita divina. Questo mistero esaltante in Cristo Signore si manifesta in uno splendore che risulta essere accecante per quel principio tenebroso che tende a inghiottire la radice divina della nostra umanità creata e amata da Dio sin dall’eternità e di cui la parola piena di <autorità> del Signore Gesù ci fa prendere piena coscienza.


1. GIROLAMO, Commento sul vangelo di Marco, 2.

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