Lacrime

XVII settimana T.O.

L’inizio della prima lettura è particolarmente intenso: <I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la vergine, figlia del mio popolo, da una ferita mortale> (Gr 14, 17). Le lacrime del profeta sembrano fare tutt’uno con le parole esplicative del Signore Gesù che cerca di illustrare il significato “esoterico” della parabola della zizzania appena raccontata alla folla quando <entrò in casa> (Mt 13, 36) e si soffermò con i soli discepoli a comprenderne meglio il significato. La parabola nel modo in cui viene raccontata alla folla, in realtà è fonte di speranza e di fiducia: il padrone non sembra poi così allarmato dal fatto che nel campo cresca con il buon grano anche la zizzania. Si potrebbe persino dire che, al cospetto della folla, il Signore Gesù tenda a minimizzare i rischi e i pericoli collegati all’opera del <Maligno> (13, 38).

Non così con i suoi discepoli! La spiegazione offerta all’interno della casa sembra ben più grave: <la zizzania soni i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo> (13, 38-39). La fine riservata a costoro non è certo indolore: <li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti> (13, 42). Il Signore Gesù non tace la gravità della situazione di quanti sono all’origine di <scandali> e <commettono iniquità> (13, 41). Eppure, parla di questo solo con i suoi apostoli e all’interno della casa lontano dalle orecchie della folla. In tal modo prima ancora del contenuto del messaggio che è assai realista e per nulla qualunquista, c’è da parte del Signore Gesù la comunicazione di un metodo pastorale su cui siamo chiamati a meditare e a cui bisogna conformarsi radicalmente.

Quella del Maestro non è una catechesi terroristica con cui semina nel cuore dei suoi ascoltatori il panico e quel terrore di Dio che per quanto ci faccia star buoni non necessariamente e non certo automaticamente ci fa essere più buoni. Alla folla, il Signore Gesù trasmette un messaggio tutto sommato sereno e non allarmista. Agli apostoli rivela anche quali possano essere gli effetti collaterali dell’opera del Maligno e li investe della responsabilità di conoscere in modo più circostanziato il meccanismo del male in modo da essere in grado di arginarlo senza terrorizzare. L’ultima parola comunque è di grande speranza e assolutamente luminosa: <Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro> (13, 43). L’ultimissima parola è un’esortazione all’intelligenza del cuore: <Chi ha orecchi, ascolti!>.

Le <lacrime> del Signore spegneranno il <fuoco> in cui la nostra parte di zizzania necessariamente deve ardere!

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