La croce di sant’Andrea

SANT’ANDREA

La croce di sant’Andrea che segna i nostri crocicchi e ci mette in guarda dal pericolo di non vedere un passaggio a livello finendo sotto un treno è la memoria della più importante e delle più esigenti croci della vita: la fraternità! La liturgia della Parola che accompagna la celebrazione di questa festa comincia con una sorta di appello: <Fratello…> (Rm 10, 9). Nel testo del Vangelo che evoca la chiamati di Andrea per due volte si sottolinea come l’appello dei primi discepoli è indissolubilmente legato ad uno sguardo che si posa sul loro essere <due fratelli> (…). Non possiamo fare a meno di ritornare al primo dramma di fraternità vissuto da Caino e Abele. Sembra proprio che il Signore Gesù quando si mette a percorrere le nostre strade umane per prima cosa ci voglia insegnare il cammino di quella fraternità che se è un dono o un retaggio della natura esige tutto il cammino e l’impegno di una scelta che si fa conversione come apertura all’altro, al più vicino che rischia talora di essere il più difficile da comprendere e da amare.

Un testo di Bernardo di Chiaravalle riprende la tradizione di tutte le Chiese attorno alla figura dell’apostolo Andrea: < “O croce tanto lungamente desiderata, offerta ora all’aspirazione della mia anima, vengo a te, pieno di gioia e sicurezza. Ricevimi con gioia, me, discepolo di colui che pendeva dalle tue braccia” Così parlava Sant’Andrea, guardando da lontano la croce innalzata per il suo supplizio. Da dove gli venivano una gioia e un’esultanza così incredibili? Da dove tale perseveranza in un essere così fragile? Da dove quest’uomo traeva un’anima così spirituale, una carità tanto fervente e una volontà tanto forte? Non è giusto pensare che prendesse da se stesso un sì gran coraggio; era il dono perfetto disceso dal Padre della luce (Gc 1,17), dal solo che fa meraviglie. Era lo Spirito Santo che veniva in aiuto alla sua debolezza e che metteva nel suo cuore un amore forte come la morte, ed anche più forte della morte (Ct 8,6). Piaccia a Dio che possiamo partecipare a questo Spirito, anche noi oggi! Poiché, se ora è faticoso lo sforzo della conversione, se ci pesa vegliare nella preghiera, è unicamente a causa della nostra povertà spirituale. Se lo Spirito Santo è con noi, verrà sicuramente in aiuto alla nostra debolezza. Ciò che ha fatto per sant’Andrea davanti alla croce e alla morte, lo farà anche per noi: toglierà all’impegno della conversione il carattere difficile, lo renderà desiderabile ed anche piacevole. Fratelli, cerchiamo questo Spirito, facciamo di tutto per ottenerlo, o per possederlo più pienamente, se già l’avessimo. Dobbiamo dunque prendere la nostra croce con sant’Andrea, o piuttosto con colui che egli ha seguito, il Signore nostro Salvatore. La causa della sua gioia era che moriva non solo con lui, ma come lui, e che, unito così intimamente alla sua morte, con lui avrebbe regnato…. Poiché su questa croce è la nostra salvezza>1.

Questo testo diventa ancora più efficace e forte se pensiamo alla croce del fratello che non è da trascinare o semplicemente subire, ma da accogliere e quasi da sposare.


1. BERNARDO DI CHIARAVALLE, 2^ Omelia per la festa di sant’Andrea.

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