Il tuo nome è insieme, alleluia!
II Domenica di Pasqua –
Il testo degli Atti degli Apostoli ci fa entrare nel mistero di questa seconda domenica di Pasqua e ci permette, al contempo, di concludere l’Ottava, portandoci all’essenziale del dono pasquale di Cristo: <Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli>. Pertanto, il contesto che fa di questi <segni> e di questi <prodigi> un’autentica manifestazione della potenza della risurrezione, perché dal cuore dei discepoli si doni al mondo intero, è il seguente: <Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone> (At 5, 12). La testimonianza più forte ed eloquente della prima comunità cristiana è questa capacità di comunione che crea le possibilità di una reale e autentica comunicazione. Questa realtà è così importante per la vita della Chiesa che il Signore Risorto sembra doversi assicurare che i legami tra suoi discepoli, scossi e dispersi dallo shock della sua Passione, siano convenientemente riannodati e profondamente risanati. Per questo <Otto giorni dopo> quando <i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso> ancora una volta <Venne Gesù…> (Gv 20, 26).
Questo venire di Gesù, nella discreta potenza della sua risurrezione, sembra un modo per rassicurarsi che l’amore, la comunione e la discepolare complicità dei discepoli, non solo si ristabilisca, ma quasi venga rafforzata e approfondita. La conclusione del Vangelo di questa domenica può diventare per noi una sorta di mappa spirituale per verificare l’efficacia del mistero pasquale nella nostra vita: <Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome> (Gv 20, 30-31). Abbiamo bisogno di <stare insieme> (At 5, 12) per poter fare esperienza della visita del Risorto che ci incontra in modo del tutto personale, diventando non solo <mio Signore e mio Dio> (20, 28), ma “mio fratello gemello”, senza il quale la mia vita non esiste come vita di relazione, di condivisione e di amore.
Tommaso si trova a vivere la stessa esperienza che Giovanni vive <nell’isola chiamata Patmos> e che di sé scrive: <vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù> (Ap 1, 9). Non bisogna dimenticare come e quanto, questa fraternità, sia frutto della sua <estasi, nel giorno del Signore> (Ap 1, 10). Il testo della prima lettura si conclude con questa nota: <e tutti venivano guariti> (At 5, 16) e potremmo dire che sempre, il Signore Risorto, viene tra noi perché possiamo essere guariti da ogni nostro bisogno di dissociarci dai fratelli, tentazione in cui si manifesta la nostra più profonda dissociazione interiore. Abbiamo bisogno di <stare insieme> (At 5, 12) perché il Signore Risorto possa ritrovare tra di noi e dentro di noi la sua casa. Forse è di questi <segni> e di questi <prodigi> che abbiamo bisogno… e hanno bisogno i nostri fratelli e sorelle perché possano aprirsi alla risurrezione, non solo di Cristo, ma anche alla propria.
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