Il tempo della prova

VII settimana

Senza troppi preamboli e senza eccessiva delicatezza il Siracide dichiara nettamente: <Figlio, se ti presenti per servire il Signore, resta saldo nella giustizia e nel timore, preparati alla tentazione> (Sir 2, 1). Ed è solo dopo questo preambolo che il testo – quasi accertatosi di aver posto il fondamento sicuro su cui costruire senza pericolo alcuno – il suo discorso continua aprendo il cuore del lettore perché si renda sensibile e conscio di quella <misericordia> (2, 7) su cui si può confidare senza nessun timore di rimanere <deluso> (Sir 2, 10). Eppure, il superamento del pericolo di cadere nella delusione è direttamente proporzionale alla capacità di attraversare la prova e di resistere alla tentazione di fare di testa propria: <non ti smarrire nel tempo della prova> (Sir 2, 2). Troppo facilmente, a questo termine <prova> affianchiamo le cosiddette tentazioni carnali – che pure ci sono – ma che tuttavia, stando al vangelo di quest’oggi, dobbiamo sempre ricordare che, per il Signore Gesù, la vera seduzione e la vera prova sono legate alla grande tentazione che non è quella “della carne”, bensì quella del potere.

La domanda che il Signore Gesù rivolge ai suoi discepoli – <Di che cosa stavate discutendo lungo la via?> (Mc 9, 33) – indica molto bene quanto il Signore avesse colto, non solo la loro incomprensione della Pasqua – <viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno…> (Mc 9, 31) – ma pure la loro grande tentazione, che è quella di approfittare della sequela del Messia per coronare qualche segreto sogno altrimenti impossibile: <Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande> (Mc 9, 34). Dobbiamo riconoscere che in seno alla comunità dei discepoli – tra di noi! – questa discussione non è ancora terminata, ma cova sempre sotto la cenere. Il segno che il nostro cuore, i nostri pensieri e le nostre energie, siano assorbiti da questo terribile interesse, sta nel fatto che ce ne vergogniamo profondamente, come i discepoli che, appunto per la vergogna, <tacevano> (Mc 9, 34). Per lo stesso motivo pure noi continuiamo a tacere o facciamo finta di parlare di altro.

Il Signore Gesù invece non tace, ma s-maschera, per guarire i suoi discepoli da questo demonio che, a differenza dei tanti scacciati da Gesù, si aggira ancora nel loro cuore, nella barca della Chiesa, nelle comunità e nelle famiglie: “Chi è il più grande?”. Ecco la grande prova che è tanto più forte e terribile quanto più rimane celata e innominata. Per questo il Signore Gesù <preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e abbracciandolo disse loro…> (Mc 9, 36). Se si chiede ad un bambino: “Chi è il bambino più bello del mondo?”. Candidamente risponderà “Io!”. Se poi gli si chiederà: “Chi è l’uomo più forte del mondo?”. Non avrà nessun dubbio: “Il mio papà”. Per superare la grande prova dobbiamo essere in grado prima di tutto di non dissimulare, ma confessare il nostro desiderio e bisogno di potere… per poter alfine guarire accogliendo l’invito del Siracide: <Stai unito a lui senza separartene> (Sir 2, 3), proprio come fa un bambino con il suo papà che è “il più forte”. Sarebbe già un piccolo passo verso la libertà da noi stessi, la quale comincia sempre con il passo della libertà di essere se stessi.

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