Gusto

XVII Domenica T.O.

Nel Vangelo di questa domenica, in modo assai indicativo, solo alla fine l’evangelista sente di poter concludere dando voce ai sentimenti della folla: <Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto…> (6, 14). Il miracolo della moltiplicazione <dei cinque pani d’orzo e due pesci> (6, 9) diventa <segno> solo quando tutti sono <saziati> nonostante tutto lo scetticismo dell’apostolo Andrea: <ma che cos’è questo per tanta gente?>. Ma c’è ancora pane e tanto… che i discepoli raccolgono con cura e che la folla lascia raccogliere senza che nessuno se ne faccia una scorta personale. In un film come Il pranzo di Babette possiamo cogliere in modo assai profondo e suggestivo che cosa è avvenuto nel frattempo, tra la domanda del Signore a Filippo: <Dove potremo compare il pane perché costoro abbiano da mangiare?> (6, 7) e quel ritrovarsi di Gesù <da solo> (6, 15). La protagonista del film – vedova e straniera – preparando un pranzo che è un vero e proprio banchetto permette alla piccola comunità di ritrovare il gusto della vita. Questo miracolo avviene ritrovando il gusto semplice del vivere insieme attraverso la degustazione delle portate e dei vini che, risuscitando il loro palato, fa loro recuperare ciò che i Padri chiamano il palatum cordis: il palato del cuore! Sempre nel film, il ritrovarsi attorno alla tavola, prendendo finalmente le distanze da un’impostazione falsamente austera della vita perché disumanizzante, permette ai convitati di ritrovarsi come persone capaci di riconoscere di avere molto in comune. Questo porta, infine, ad uscire all’aperto per formare un cerchio che riflette in terra l’armonia che regna in cielo. Ma i convitati scopriranno solo alla fine il prezzo pagato dalla vedova per questa loro riconciliazione: come quella indicata e ammirata da Gesù nel Vangelo, in quel banchetto offerto ha messo <tutto> (Mc 12, 44) quello che avrebbe potuto permettergli di vivere in modo diverso e agiato. Parimenti solo dopo, la folla potrà scoprire il segreto che anima il cuore di Cristo Signore: la disponibilità incondizionata di dare la sua vita per noi. Il Signore Gesù permette a ciascuno di mettere in comune almeno un po’ del proprio tempo accettando di sedersi sulla <molta erba> (6, 10) che rende quel luogo un ambito in cui ritrovare il senso della propria vita e la gioia di condividerla <con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità> (Ef 4, 2). Così potremo formare <un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati> (4, 4). È esattamente quello che ha saputo fare quel <ragazzo> (Gv 6, 9) il quale non dice neppure una parola davanti al fatto che gli prendano quello che è suo per metterlo a disposizione degli altri rinnovando il prodigio compiuto dal profeta. Impossibile che l’amore non comporti un’eccedenza d’amore!

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