Forza

XIX Domenica T.O.

I sentimenti espressi dal salmo responsoriale possono aiutarci ad entrare nell’atmosfera e nel messaggio che la Parola di Dio ci offre in questa domenica: <Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni paura mi ha liberato> (Sal 33, 5) e ancora <Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce> (33, 7). Proprio quest’ultimo versetto può offrirci la chiave per leggere più in profondità l’esperienza vissuta dal profeta Elia che, in realtà, attraversa un vero e proprio momento di depressione. Dopo aver trucidato i sacerdoti di Baal sul monte Carmelo ed essersi così inimicata la regina Gezabele che ha deciso di fargli fare la stessa fine, il profeta di fuoco fugge nel deserto. Nella solitudine, celebra la sua paura e attraversa quella sottile angoscia che segue i momenti di grande tensione. In questi momenti gloriosi ci sembra di poter spaccare o cambiare il mondo agendo con forza e persino con violenza sulle situazioni esterne senza toccare, illuminare e trasformare il nostro vissuto interiore. Per due volte, nel breve testo della prima lettura, troviamo che il profeta <si coricò e si addormentò sotto la ginestra> (1Re 19, 5) e ancora <mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò> (19, 6). Se per due volte Elia si lascia andare a questo dormire in cui si manifesta un senso di frustrazione e di disgusto della vita che sono i sintomi della depressione, per ben due volte il Signore – attraverso il suo angelo – scuote Elia dal suo senso di fallimento. Il senso di sconfitta induce il profeta a rinchiudersi in sé stesso, mentre il Signore cerca in tutti i modi – e quasi contro la sua stessa volontà – di rimetterlo in piedi: <Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb> (1Re 19, 8). La scelta di questo testo come lettura che prepara alla continuazione della meditazione del Discorso di Gesù sul Pane che è egli stesso, ci permette di comprendere in modo orientato non solo il senso della diatriba in corso tra il Signore e i Giudei che <si misero a mormorare> (Gv 6, 41). Questo testo illumina soprattutto il nostro personale rapporto con il Signore e, in particolare, del nostro modo di vivere l’Eucaristia. Ogni volta che comunichiamo alla vita di Cristo, attraverso la preghiera intima e la celebrazione dei sacramenti, in realtà attingiamo quella <forza> (1Re 19, 8) che ci permette di continuare il viaggio. Con questa forza diventiamo capaci di raggiungere la meta del nostro prossimo appuntamento con Dio in cui possiamo fare il punto del nostro cammino di uomini e donne davanti a Dio e davanti agli uomini. Se Elia si fosse fermato per strada, non avrebbe incontrato il Signore nel <sussurro di una brezza leggera> (19, 12) una volta giunto – dopo quaranta giorni e quaranta notti di cammino – <al monte di Dio, l’Oreb>. 

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