Droghe

XXXIV settimana T.O.

È lo stesso autore dell’Apocalisse che annota e sottolinea: <E per le seconda volta dissero: “Alleluia! Il suo fumo sale nei secoli!”> (Ap 19, 3). Il canto pasquale, che precede sempre la lettura del Vangelo, ci riporta al mistero di questo combattimento quotidiano contro tutto ciò che rischia di deturpare l’immagine di Dio impressa nel nostro essere non solo creature, ma anche figli e figlie dell’Altissimo. Nel libro dell’Apocalisse possiamo sentire tutta la forza di una tensione che fa della storia un verso viaggio verso un compimento di cui siamo non solo beneficiari passivi, ma attivi e responsabili collaboratori. L’Apocalisse sembra essere una vera è propria dichiarazione di guerra contro tutto ciò che rischia di schiavizzare l’umanità allontanandoci dalla consapevolezza di una dignità che esige l’esercizio di una piena libertà: <Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra e tutte le nazioni dalle tue droghe furono sedotte> (18, 23). Siamo chiamati a dare un nome preciso a queste <droghe> evocate dall’Apocalisse per evitare in ogni modo che la nostra libertà e la nostra responsabilità siano indebolite e talora persino annientate.

Per non lasciarci drogare dall’illusione e dalla paura, il Signore Gesù ci offre due rimedi: la lucidità e il coraggio. Le parole del Signore non lasciano spazio alla fantasia né alla mistificazione del reale, ma vanno diritte all’essenziale di ciò che avviene sotto i nostri occhi senza chiudere gli occhi su ciò che ogni avvenimento non solo è nel suo accadere, ma pure rappresenta come rimando agli effetti collaterali: <Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina> (Lc 21, 20). Senza giri di parole, il Signore ricorda con un realismo quasi inquietante: <mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra> (21, 26). La <paura> sembra essere la droga più pericolosa perché paralizza la capacità di affrontare la vita con quel coraggio che non è temerarietà, ma capacità di valutare e di decidere. La conclusione è quasi marziale: <Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina> (21, 28).

Il discepolo è chiamato a farsi in tutto simile al Maestro e ad affrontare le esigenze della vita a testa alta e con un senso di dignità assoluta. Non c’è bisogno di nascondersi a se stessi ricorrendo a soluzioni che diano l’impressione di soffrire di meno, è necessario, invece, affrontare con coraggio la realtà con una lucidità che attinge il coraggio in una opzione fondamentale per la <liberazione> di se stessi e degli altri. Le immagini di desolazione, di distruzione, di sconvolgimento non vogliono essere un invito a subire la storia – con i suoi inevitabili e ricorrenti drammi – bensì una sorta di mappa per attraversarla senza perdere l’orientamento per raggiungere felicemente il porto di una salvezza condivisa.

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