Domande

XXIV Domenica T.O.

Domenica delle domande! Nelle tre letture di oggi ricorrono otto domande che potremmo riassumere nelle parole taglienti dell’apostolo Giacomo: <Quella fede può forse salvarlo?> (Gc 2, 14). La salvezza – dice Marco – non è legata alla capacità di dare la risposta giusta – come sembra fare Pietro – o quella più bella – come tenderemmo a fare noi. Si tratta, invece, di farci trasformare interiormente e radicalmente dalle risposte che diamo e che, inevitabilmente, creano domande sempre più profonde e sconvolgenti. Queste esigono una corrispondenza esistenziale tra ciò che proclamiamo a parole e la nostra conformazione a Cristo e alla logica del suo vangelo di servizio e di condivisione della vita. Ogni volta che il Signore ci pone una domanda, richiede da noi non una semplice risposta, ma un passo in più nella sua sequela. Pietro ha risposto bene: <Tu sei il Cristo!> (Mc 8, 29). Gli sembra di aver dato il massimo dei titoli possibili al suo amato Maestro, ma è come se questo riconoscimento sommo non risponda, in realtà, alla domanda posta dal Signore Gesù. Questo perché non corrisponde al cammino interiore di autocoscienza che il Signore sta compiendo dentro di sé camminando con i suoi discepoli, ma anche pellegrinando interiormente verso la comprensione piena della sua missione che è rivelazione di Dio. La reazione alla reazione di Pietro è chiara: <tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini> (8, 33). Il Signore Gesù prende sul serio le nostre risposte, ma ne dispiega il senso profondo, il senso vero, quello preannunciato dai profeti: <Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi> (Is 50, 6). La nostra fede, infatti, rischia di essere un modo per metterci al sicuro da pericoli, più o meno chiari, di cui però sentiamo come il remoto approssimarsi, per cui non ci resta che dire e augurare all’altro che non ci metta – in prima persona – in una situazione difficile da gestire per cui <Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo> (Mc 8, 32). Tutto ciò avviene proprio mentre il Signore Gesù <faceva questo discorso apertamente>. Aprirsi alla fede non significa parare i colpi e ancor meno mettersi al sicuro da possibili fallimenti e disfatte, bensì significa mettersi in cammino e quindi in pericolo: mettersi a rischio condividendo i rischi. Come Pietro, anche noi spesso ci comportiamo “al contrario”: invece di aderire rimproveriamo, invece di seguire vogliamo tracciare la strada, invece di imparare ci sembra di poter insegnare. È così che meritiamo con Pietro di essere chiamati nientedimeno che <Satana> (8, 33): colui che – come nel caso che ci viene narrato nel libro di Giobbe – racconta le cose al rovescio.  

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