Dietro

VI settimana

Spesso abbiamo la tendenza e la tentazione di metterci davanti al Signore, anziché stargli dietro e camminare dietro di lui come veri e docili discepoli. Il Signore Gesù condivide con i suoi discepoli il profilarsi del suo fallimento pasquale. La professione di fede in Gesù come <Cristo> è sulle labbra di Simon Pietro ancora troppo “mitica”, mentre assumerà tutto il suo peso di verità quando questo termine sarà usato dal centurione sotto la croce e proprio in riferimento al <modo> (Mc 15, 39) in cui vede morire il Signore che beve fino all’ultima goccia il calice della sua ardente passione. Ci sono modi diversi di morire perché ci sono modi diversi di vivere, ed è solo nella misura in cui si acconsente a morire a se stessi e ai propri progetti come il Signore Gesù, che si può veramente cominciare a vivere come lui.

Possiamo interrogarci sulla differenza e sulla novità tra lo stato della creazione prima e dopo il diluvio. Viene confermato il disegno e la dinamica originaria che si esprime e si condensa nel primo comandamento attestato dalle Scritture <siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra> (Gn 9, 1). Questo lo troviamo già espresso per due volte nel primo racconto della creazione che ci viene tramandato nel libro della Genesi e viene ripetuto dal Signore Dio subito dopo il diluvio. Tutti i comandamenti devono essere compatibili con quella dilatazione e potenziamento della vita che è il desiderio più grande di Dio per la sua creazione, per ogni sua creatura. Dopo il diluvio troviamo una novità: siamo di fronte ad un incremento di responsabilità: <del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto>. Sembra proprio che agli occhi di Dio l’uomo sia un po’ cresciuto con il tempo e con la dura esperienza e quindi, via via, cresce la responsabilità: <e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello> (9, 5). Non così abbiamo trovato nel momento dell’uccisione di Abele da parte di Caino a cui il Signore impone un segno perché nessuno possa domandargli conto del suo fratricidio.

Siamo così chiamati a non comportarci più come dei bambini inconsapevoli e centrati sui propri bisogni e vittime delle proprie collere. L’invito è a crescere e a farlo ad immagine di Dio e questo non solo a livello creazionale ma pure a livello relazionale. Siamo di fronte ad un invito alla verità e alla responsabilità. A volte nella vita avvengono cose da cui non si può e non si deve tornare indietro – si pensi al fratricidio di Caino e al diluvio mandato da Dio su tutta la terra – ma questo non toglie che sempre si può fare un passo in più nel cammino della consapevolezza e della responsabilità. Il Signore Gesù rimprovera Simon Pietro e gli chiede di stare al suo posto di discepolo accettando che le cose vadano diversamente da quelle che sono le sue aspettative: si tratta di cambiare l’orizzonte delle attese, da mitiche a pasquali. Per il discepolo mettersi alla sequela del rabbi venuto da Nazaret, doveva essere sembrato un grande investimenti ma ora Gesù sconvolge le loro aspettative cominciando ad inglobare il mistero del suo fallimento e della sua Pasqua. Bisogna così riprendere la via delle domande più che lanciarsi in quella delle risposte: <dove abiti?> (Gv 1, 38) … dove ci stai portando? La risposta è una sola: <Va’ dietro a me!> (Mc 8, 33).

1 commento
  1. Marielle
    Marielle dice:

    …” cambiare l’orizzonte delle attese , da mitiche a pasquali”…ampio programma di conversione !

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *