Del suo!
VI settimana –
La prima lettura di oggi ci mette di fronte ad un gesto che, per contrasto, fonda la storia dell’umanità: <Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise> (Gn 4, 8). Nel famoso film di Kubrik – Odissea nello spazio – la grande storia dell’umanità che porta fino alla conquista delle galassie, comincia proprio con questo gesto: un ominide che si serve di un osso come di una clava contro i suoi simili. Comincia tutto da lì e tutto là sembra finire. Quando questo gesto comincia ad insorgere nel cuore dell’uomo ecco che il Signore Dio cerca di prevenirlo: <Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo> (4, 6-7).
Si pongono così una serie di domande e sono questioni urgenti: <Perché questo terribile conflitto tra due fratelli tanto da esigere da parte di uno di eliminare l’altro?> Perché il Signore gradisce di più l’offerta di Abele a quella di Caino? Forse la differenza sta proprio nel fatto che Abele prende e offre <del suo> (4, 4), mentre Caino si limita ad offrire <frutti del suolo in sacrificio al Signore> (4, 3). Inoltre, Abele sembra offrire gratuitamente mentre l’offerta di Caino sembra inserirsi in un rituale di offerta che serve ad ingraziarsi il favore divino. Di fatto Caino incolpa il fratello della sua difficoltà a vivere una relazione profonda e intima con il Creatore. Eppure, il Signore Dio parla anche – verrebbe da dire soprattutto a Caino – per aiutarlo ad orientare le energie e superare la tentazione di eliminare il confronto fino a cancellare il fratello che, in realtà è il <segno> (Mc 8, 11) e il sacramento della presenza di Dio nella nostra vita come creatore e salvatore.
Anche noi come i farisei continuiamo a chiedere un segno senza aprire gli occhi e, soprattutto, il cuore al segno quotidiano che ci viene offerto dal contatto – talora assai impegnativo – con l’altro. Come si canta nel salmo responsoriale: <L’amore del fratello è il sacrificio a te gradito> che si potrebbe ridire così <l’amore del fratello è il segno a lungo atteso>. Ogni volta che ci incontriamo e soprattutto quando ci scontriamo con il fratello consumando così una relazione più o meno riuscita e più o meno mancata, questo si fa <segno> di un cammino che è sempre davanti a noi, ma che pure è fortemente condizionato da ciò che sta dietro di noi in termini di storia. Eppure, non dobbiamo mai rassegnarci a perdere l’altro fino a desiderare di eliminarlo. Il rischio è che ciò che ci sembra una soluzione – almeno nell’immediato – si riveli un’ulteriore ferita da curare e una mancanza che non sempre siamo in grado di gestire e di soffrire.
In ogni modo, il Signore non si arrende e continua a mantenere aperto il dialogo per permettere anche al Caino che è dentro di noi di non isolarsi pericolosamente nel proprio rammarico tanto da diventare nemico di se stesso e, perciò stesso, potenziale nemico di tutti. Non dobbiamo dimenticare che, come Abele, possiamo sempre offrire del <nostro> anche se questo fosse una manciata di dolore e di disagio: il Signore saprà riconoscere che gli stiamo offrendo noi stessi e ci gradirà, fino a trasformarci continuamente in figli e fratelli.
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