Decisione

XV settimana T.O.

L’affermazione del Signore Gesù riguardo al Padre ha un’intensità del tutto particolare tanto da potersi considerare altamente rivelativa: <perché così hai deciso nella tua benevolenza> (Mt 11, 26). Siamo introdotti con queste parole al cuore stesso del mistero trinitario ove l’amore si fa decisione e ove la decisione si esprime in termini di predilezione che diventa una presa di posizione netta a favore dei <piccoli> (Mt 11, 25). In tal modo ci viene rivelato dal Figlio ciò che più di ogni altra cosa stia a cuore al Padre: la preminenza assoluta dell’attenzione verso ciò e, soprattutto, verso chi non può darsi attenzione da se stesso, ma attende che qualcuno si prenda cura compiendo quel primo passo essenziale che consiste nel rendersi conto dell’esistenza dell’altro e della sua importanza. Nel modo di rivelare questa verità fondamentale – tanto da essere essenziale nella stessa identità divina – il Signore Gesù non si sofferma soltanto sull’aspetto positivo che è la decisione del Padre di stare dalla parte dei più <piccoli>. Il Cristo non sottace il fatto che ogni decisione non ha solo un aspetto positivo ed elettivo, ma comporta pure una sorta di rinuncia che si fa presa di distanza capace di chiarire le posizioni senza cedere ad inutili concordismi: <perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti> (11, 25).

Il profeta Isaia ci aiuta concretamente a comprendere meglio che cosa ci può rendere più simili a questi sapienti e a questi dotti e che cosa invece avvicina noi stessi al numero di quei piccoli tra cui bisogna annoverare prima di tutto e soprattutto lo stesso Signore Gesù. Secondo il profeta da una parte c’è l’atteggiamento saccente e autoreferenziale dell’Assiria, che pur essendo uno strumento di giustizia nelle mani dell’Altissimo come un <bastone> (Is 10, 5) che serva a correggere il popolo divenuto infedele, nondimeno è troppo piena di se stessa. Il monologo interiore è un vero trattato di psicologia del profondo di quanti sono affetti da un cieco narcisismo: <Con la forza della mia mano… La mia mano…> (10, 13-14). Di tutt’altro tenore è l’atteggiamento di chi ha chiara coscienza della propria radicale dipendenza creaturale. Questo fa dire all’Altissimo: <Può forse vantarsi la scure… come se un bastone volesse brandire chi lo impugna…> (10, 15-16)?

Se la decisione divina è assolutamente chiara… giunge ben presto il tempo della nostra stessa decisione! Come ricorda un autore del Seicento francese ripreso in Italia da Alfonso Maria de Liguori: <Il più grande onore che Dio si attende da noi è che gli parliamo come parleremmo a qualcuno da cui ci sappiamo amati fino a rivelargli interamente i nostri sentimenti con tutta la libertà della tenerezza e della fiducia>1. La piccolezza non è legata né alla condizione sociale né al livello culturale, ma significa assumere serenamente e radicalmente la propria condizione di creature, levigandola a tal punto da farne lo specchio della stessa vita divina per far sì che la logica della benevolenza, dell’amore e dell’opzione preferenziale per i poveri conquisti la storia.


1. M. BOUTAULT, Méthode pour converser avec Dieu, Amat, Paris 1899, p. 12.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *