Così diversi

XXIII settimana T.O.

La preghiera abitua a riconoscere e ad amare la diversità tanto da renderla una realtà su cui si fonda la vita della Chiesa a servizio di un’umanità in crescita, proprio perché abitata da un processo di differenziazione che arricchisce ed esalta il senso e la bellezza del vivere e del vivere insieme. Oggi contempliamo il Signore Gesù che <se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio> (Lc 6, 12). La preghiera del Signore non è un’evasione, ma prepara la strada all’invasione, per così dire, del disegno di Dio sulla nostra umanità che, attraverso la scelta del gruppo degli apostoli, segna e orienta il cammino di tutti. Come spiega Jean-Louis Souletie: <La fede è fondamentalmente ecclesiale. Credere in Dio significa entrare nel mistero di un’alleanza e prendere posto come membro del corpo di Cristo, membro del popolo santo redento dal suo sangue>1. La preghiera del Signore rende possibile l’instaurarsi di questa alleanza tra Dio e la nostra umanità su cui si fonda il superamento possibile di ogni <lite> (1Cor 6, 4). Nel silenzio crescono gli alberi, i fiori e l’erba ed è in un silenzio maestoso che gli astri si muovono nel cielo facendo danzare col loro fremito il nostro pianeta… ed è nel silenzio che siamo chiamati a far maturare le nostre scelte più importanti perché possiamo portare un frutto di pace per tutti.

Leggendo e meditando la pericope evangelica si rimane toccati dalla sequenza temporale in cui il Signore Gesù sembra porre uno dei momenti più delicati e importanti del suo ministero come è la scelta dei Dodici. Il testo dice che <Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione> e subito aggiunge <quando fu giorno…> (Lc 6, 12-13). Lungi dall’essere semplicemente un dato cronologico che ci rapporta la sequenza degli avvenimenti, il comportamento del Signore Gesù rappresenta un insegnamento per ciascuno di noi. Si potrebbe riassumere il messaggio che ci viene dall’esempio del Signore in questi termini: la notte prepara il giorno! Di fatto vi è un’ulteriore nota che si trova alla fine della “lista” dei nomi degli apostoli che sempre ci turba e ci lascia perplessi: <Giuda Iscariota, che fu il traditore> (6, 16). Laddove noi ci aspetteremmo una scelta fatta in base al merito e alla familiarità con il Signore e alla capacità di essergli fedeli fino alla fine, il vangelo ci invita ad entrare nel mistero dell’elezione divina che non è “puritana”, ma realista e totale. Non si tratta di avere delle truppe scelte di fedelissimi… il Signore Gesù si circonda di un ristretto gruppo di discepoli che non è esente dalle <malattie> di tutti e non è meno tormentato da quegli <spiriti immondi> (6, 18) di cui fa esperienza la folla e di cui fa esperienza sempre la Chiesa.

Se avessimo qualche dubbio basta ascoltare con attenzione la prima lettura in cui abbiamo una chiara visione di quella che è la vita concreta di una chiesa tanto entusiasta quanto fragile come quella di Corinto: <lo dico per vostra vergogna!> (1Cor 6, 5) conclude Paolo. Si tratta delle <liti per cose di questo mondo> (6, 4) per la cui soluzione i credenti chiedono l’arbitrato dei giudici pagani. E l’apostolo non esita a dire con chiarezza e in verità come sia <già una sconfitta avere liti vicendevoli> (6, 7). Eppure, nonostante tutto ciò sia evidente, chiaro, desiderato da tutti… le ombre convivono assieme alla luce nella comunità dei credenti persino nel suo nucleo di fondamento qual è il gruppo degli apostoli. Ma il fatto che il Signore abbia preparato il <giorno> (Lc 6, 13) della scelta degli <apostoli> con una <notte> passata <in orazione> (6, 12) ci fa sentire come nella sua preghiera e nel suo intimo colloquio con il Padre riguardo a ciascuno di noi, le nostre tenebre sono come comprese, già messe in conto e radicalmente già vinte perché già viste. La parola che l’apostolo rivolge ai Corinti dovrebbe penetrare il nostro cuore: <Non illudetevi> (1Cor 6, 9). Né per le nostre persone né per le nostre comunità possiamo cadere nell’illusione che la chiamata di Cristo ci esenti dal confronto con noi stessi e le nostre ombre… tutt’altro!

Per il Signore Gesù l’intento non è quello di mettere insieme i “migliori”, ma di tenere insieme degli uomini come tutti al fine di metterci di fronte al meglio, permettendo di manifestare la verità del cuore fino in fondo. Il meglio non è dentro di noi ma in quella <forza che sanava tutti> (Lc 6, 19) e di cui, forse, l’apostolo Giuda – che ben ci rappresenta – non ha saputo approfittare perché troppo sicuro della sua forza, troppo concentrato sulla sua luce tanto da rimanerne talmente accecato da cadere irrimediabilmente preda della <notte> (Gv 13, 30).


1. J-L. SOULETIE, Service nationale de la catéchèse, Ed. Bayard, Paris 2007, p. 57) 

1 commento
  1. Carmen Zandonai
    Carmen Zandonai dice:

    Grazie per questo commento che ci ricorda quanto siamo “grandi” nella logica del Regno.
    Conserviamo e custodiamo sempre il silenzio, ineguagliabile per ricchezza.

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