Convertire… le parole
III settimana T.Q. –
Un testo così commovente come quello del profeta Osea ci introduce in un testo toccante come quello del Vangelo di questo venerdì di mezza quaresima. Il profeta della tenerezza ci trasmette una parola accorata dell’Altissimo: <Torna, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da dire e tornate al Signore> (Os 14, 3). Potremmo ripensare il nostro cammino quaresimale come un tempo in cui prepariamo e affiniamo le parole che vorremmo dire al Signore, senza accontentarci che siano solo parole. La sfida della Quaresima è di fare tutto il possibile perché le nostre parole siano espressione delle decisioni profonde del nostro cuore, tradotte ogni giorno in atteggiamenti e gesti concreti. Alla luce di questo possibile e desiderabile cammino, la domanda che risuona all’inizio del Vangelo sulla bocca di uno scriba è come una boccata d’aria pura in mezzo a tutte le domande trabocchetto cui siamo abituati da parte dei notabili del popolo: <Qual è il primo di tutti i comandamenti?> (Mc 12, 28). Alla domanda, il Signore Gesù risponde nel modo più semplice, il più tradizionale, per molti aspetti il più scontato. Eppure, questa parola scambiata è ben più che una semplice parola, è l’indizio di un dialogo sincero tra due cuori abitati dalla verità e disponibili ad un amore per Dio così autentico da farsi apertura attenta ad ogni creatura.
Lo scriba risponde in modo diretto e semplice: <Hai detto bene, Maestro, e secondo verità…> (12, 32). Il Signore non si lascia superare in generosità e ammirazione: <Non sei lontano dal regno di Dio> (12, 34). In poche battute le parole sono diventate capaci di trasmettere la vita e di aprire uno spazio di dialogo così reale da essere una profezia vissuta. Di tutto ciò l’amore è capace di creare e di rimettere continuamente in cammino come speranza possibile. Possiamo commentare questo incontro con le parole del profeta: <Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, fioriranno come le vigne, saranno famosi come il vino del Libano> (Os 14, 8). Come ebbe a dire Paolo VI: <La natura ci aiuta a dirigerci verso il bene; l’inclinazione, amore istintivo e sensibile, si fa atto di volontà: diventa così amore vero tanto da tradursi in una duplice operazione: la scelta e la forza. Così tutta la vita diventa amore, amore vero, amore puro, amore forte, amore felice>1.
Questo è l’unico modo e il più efficace per togliere <coraggio> (Mc 12, 34) a tutti i giocolieri delle parole sull’amore di Dio e del prossimo che però non fanno mai il passo della vita verso le esigenze proprie di ogni amore che sia degno di questo nome e veramente <vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici> (12, 33). L’immagine della <rugiada> dice bene quest’opera tenace e delicata, discreta ed efficace che non fa rumore, eppure è capace di far fiorire la terra riempiendola di un profumo di vita che inebria e consola. L’impegno e la vigilanza quaresimali potrebbero essere concentrati a fare la tara delle nostre parole per renderle sempre più capaci di trasmettere ciò che portiamo nel nostro cuore e non semplicemente l’argine alla paura di un vuoto che, spesso, riempiamo solo di chiacchiere vuote.
1. PAOLO VI, Catechesi del 20 Settembre 1972.
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