Convertire… in spada
II settimana T.Q. –
Le ultime parole della prima lettura rischiano di toglierci il sonno: <Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato> (Is 1, 20). Certamente è una minaccia, ma, ancor più certamente, questa parola rappresenta un’opportunità per dare alla propria vita una direzione sempre più capace di dare senso e profondo significato all’esistenza di tutti e di ciascuno. La spada minacciosa può e forse deve diventare il taglio necessario alla nostra vita per prendere decisamente una direzione chiara e operativa. Allora le parole del profeta arrivano direttamente al cuore del nostro combattimento quotidiano e vi portano la luce di un ordine continuamente desiderato e quotidianamente ritrovato: <Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova> (1, 16-17). Il cammino quaresimale è l’occasione propizia per trovare la forza e la decisione di fare tutta una serie di scelte che rimettono ordine nella nostra esistenza. Solo così potremo assumere come criterio per le nostre scelte e come orientamento per i nostri cammini l’attenzione e la cura del più debole senza dimenticare di avere occhi e cuore per la parte più debole di noi stessi.
Il Signore Gesù è capace di dare ancora più concretezza al taglio necessario per essere fedeli al suo Vangelo. Si tratta di tagliare ogni inutile ricerca dell’apparenza e, soprattutto, bisogna dare sempre più spazio alla cura della serenità nostra e dei nostri fratelli e sorelle, cercando radicalmente di non cadere nella trappola dell’ipocrisia mascherata di inutile devozione: <Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato> (Mt 23, 11). Questa parola del Signore non vuole certo essere una “pia esortazione”, è, invece, un’orientazione chiara del cammino discepolare continuamente chiamato a misurarsi con le esigenze di una rinuncia a se stessi e alla propria tendenza a mettersi al centro, per affrontare il buon combattimento di un continuo ri-orientamento della vita attraverso scelte concrete di decentramento. Come discepoli del Signore siamo chiamati ogni giorno a tagliare con tutto ciò che ci induce esigere titoli che ci permettano di legare <fardelli pesanti e difficili da portare> (23, 4).
La spada della conversione è posta nelle mani della nostra decisione per recidere le funi che legano, appesantiscono, paralizzano una vita di comunione e di solidarietà radicale che si gioca nella convinzione profonda di essere tutti e sempre fratelli senza presumere di essere <guide> (23, 10) di nessuno. Il Signore non ha certo paura né di affrontarci né, tantomeno, di essere affrontato, ma ci sfida alla relazione: <Su, venite e discutiamo> (Is 1, 18). Il primo passo per ogni cammino di conversione è la capacità e la volontà di liberare la parola accettando il rischio di una relazione che può richiederci di riconoscere i nostri limiti fino a richiederci un passo ulteriore nel coraggio e nell’umiltà: <Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve>!
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