Convertire… in meraviglia
II settimana T.Q. –
Le ultime parole della prima lettura riascoltate in un Venerdì di Quaresima ci portano direttamente sotto la croce del Signore: <lo spogliarono della sua tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava, lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua> (Gen 37, 23-24). La figura di Giuseppe e la sua storia così piena di malintesi e di dolore ci aiuta a preparare il cuore alla comprensione del mistero e dello scandalo pasquale: <Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d’argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto> (37, 28). Il salmo ci aiuta ad interpretare il racconto: <Davanti a loro mandò un uomo, Giuseppe, venduto come schiavo> (Sal 104, 17). Non è difficile immaginare quante volte il Signore Gesù deve aver letto e meditato la storia di Giuseppe preparandosi a vivere la sua propria storia in cui il malinteso e il rifiuto avrebbero avuto un così grande ruolo. La parabola raccontata dal Signore Gesù ci fa entrare nella comprensione che il Signore stesso ha del suo cammino verso la Pasqua e, al contempo, ci pone una domanda seria ed esigente: <Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?> (Mt 21, 40).
Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo stare molto attenti per non firmare la nostra condanna per mancanza di consapevolezza e di vigilanza su noi stessi: <Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo> (Mt 21, 41). Eppure, sembra che l’attenzione del Signore Gesù vada oltre e si fa invito ad aguzzare lo sguardo e l’attenzione del cuore: <La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi> (21, 42). Questo versetto del salterio sarà un ritornello insistente nei giorni della ritrovata gioia pasquale ed è la memoria non solo delle meraviglie della risurrezione del Signore dalla morte, ma, in questo mistero, è la continua meraviglia per tutti quegli scarti di umanità che diventano il luogo privilegiato di elezione e di amore da parte di Dio a confusione di quanti coltivano la logica del semplice profitto personale.
I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo sono sufficientemente furbi per capire che la parabola li riguarda profondamente eppure <ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta> (Mt 21, 46). A noi di scegliere se stare dalla parte della folla, che intuisce in Gesù il profeta dei tempi e dei modi nuovi di vivere veramente ed esigentemente da <fratelli> (Gen 37, 4), oppure di lasciarci dominare dalla cultura dello scarto che, infine, rischia di avvelenare la nostra stessa vita. Lavorare non solo per se stessi, ma per la gioia di tutti, diventa una vera rivoluzione che può veramente cambiare radicalmente e durevolmente il cammino della storia. Fare della propria vita non semplicemente un’esperienza tesa a coronare i nostri desideri e a soddisfare i nostri bisogni, ma un luogo in cui si possa veramente e gioiosamente condividere la mensa della vita come fratelli. Non bisogna dimenticare che fratelli non si nasce ma si diventa e questo cammino esige una disponibilità ad uscire da se stessi talora molto costosa oltre che sempre faticosa.
Sabato – 22 Marzo
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