Confusi

XXI settimana T.O.

La parola dell’apostolo risuona come una vera e propria diagnosi di quella che è la situazione del nostro cuore: <vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente> (2Ts 2, 2). Nel contesto della prima lettura si tratta chiaramente di tutto ciò che può <allarmare> inutilmente, ma alla luce della parola del Signore Gesù ciò che ci rende confusi è l’incapacità a mantenere in ordine l’<interno> (Mt 23, 26) del nostro cuore perché tutto il nostro vivere sia <pulito> senza vivere continuamente in agitazione per tenere in piedi il personaggio di noi stessi davanti ad un pubblico che, spesso, è solo nella nostra mente. Il Signore Gesù non tace il pericolo sempre incombente di essere talmente preoccupati di sentirsi a posto, da cadere nella dimenticanza dei tre pilastri senza i quali qualunque costruzione interiore rischia di cadere miseramente su se stessa. I pilastri sono: <la giustizia, la misericordia e la fedeltà> (23, 23). La confusione contro cui dobbiamo lottare strenuamente con generosità e lucidità è quella che si crea nel nostro cuore quando cediamo, in mille modi, alla tentazione di indossare una maschera pensando che essa corrisponda alla nostra vera identità.

Ogni giorno siamo chiamati a togliere la maschera con cui cerchiamo di giocare ad impersonare un’immagine di noi stessi che rischia di non corrispondere alla verità di noi stessi. Alla tentazione di voler apparire dobbiamo preferisce e dolorosamente scegliere ogni giorno la fatica di assumere il rischio di una lunga avventura interiore. Il fondamento di questo cammino segnato da un’attitudine di autenticità e di continua purificazione interiore è la consapevolezza di essere stati guardati da Dio nella semplicità e nella verità di quello che siamo. Paolo ci conforta e ci sostiene in quest’attitudine interiore: <perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità> (2Ts 2, 13).

Se prendiamo la strada che porta verso <l’interno> del nostro cuore, lasciandoci alle spalle quella che porta quasi automaticamente all’<esterno> del rapporto con gli altri, che facilmente si fa giudizio, non avremo nessun dubbio sul fatto che la cosa più importante sia l’essere e il sentirsi <amati> come pure la percezione che le cose più importanti siano <la giustizia, la misericordia e la fedeltà>. Dalla preoccupazione, che esige indubitabilmente una buona dose di dedizione, ad offrire le primizie, siamo chiamati a diventare, attraverso la coscienza di essere amati, delle vere primizie che si offrono a Dio accettando di mettersi a disposizione dei propri simili. A questo punto la messa in guardia dell’apostolo suona ancora più parlante: <Nessuno vi inganni in alcun modo!> (2Ts 2, 3). Alla luce della parola che il Signore Gesù ci consegna nel Vangelo potremmo andare ancora più lontano cercando di essere molto vigili nel non ingannare noi stessi <in alcun modo!>.

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