Cibo
XVIII Domenica T.O. –
Il salmista, riflettendo sul cammino del popolo attraverso il deserto e facendo memoria del dono della manna, si lascia andare ad una conclusione più ampia: <L’uomo mangiò il pane dei forti> (Sal 77, 25). È proprio questo cibo che rafforza e fa crescere fino a rendere adulti. È un pane che il Signore, dopo averne saziato la fame immediata, vuole dare come un di più alla folla. Questa, in realtà, si dimostra capace non solo di lanciarsi <alla ricerca di Gesù> (Gv 6, 24), ma anche di lasciarsi condurre da Lui fino a maturare un grado di consapevolezza più adeguato. Esso si riflette e si esprime in una nuova domanda: <Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?> (6, 28). In un tempo assai breve e con rara efficacia, il Signore Gesù è capace di portare la folla, che lo segue e si aspetta da lui quasi di essere “mantenuta” in vita, alla capacità di sottrarsi alla tentazione della mormorazione. Non bisogna comunque dimenticare che questo lavoro di superamento non è mai fatto una volta per sempre e continuamente si può riproporre come avvenne nel deserto. Là il popolo, che aveva ancora gli occhi pieni delle opere meravigliose compiute da Dio nel farlo uscire dall’Egitto, si lascia andare – a stomaco vuoto – al peggiore dei mali: la mormorazione. Infatti, in una delle pagine più toccanti dell’Esodo, leggiamo che <nel deserto, tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro il Signore> (Es 16, 2). Davanti a questa tendenza quasi connaturale di mormorare, possiamo accogliere pure l’esortazione dell’apostolo: <vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri> (Ef 4, 17). E cosa di più che un vano pensiero può essere il discorso che viene fatto dalla comunità di Israele all’indomani della sua liberazione: <Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine> (Es 16, 3). La reazione del Signore Dio è immediata: <ho inteso la mormorazione degli Israeliti> (16, 12). Per quanto questo possa ferire il cuore del Signore che ha liberato il suo popolo con <braccio potente> (13, 16), la mormorazione non chiude né il suo cuore né la sua mano provvidente e dona al popolo carne alla sera e pane al mattino con una piccola consegna: <il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge> (16, 11). Come già nell’Eden la consegna fu quella di poter <mangiare di tutti gli alberi del giardino> (Gn 2, 16) ma non quelli di un solo albero, quello della <conoscenza> (2, 17), così anche nel deserto la prova che Dio richiede al suo popolo non è quella di saper digiunare – visto che questo produce <vani pensieri> (Ef 4, 17).
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