Benevolenza

XXV settimana T.O.

Questa nuova settimana dell’anno liturgico sarà accompagnata dalla lettura di alcuni passi del libro dei Proverbi. La lettura liturgica comincia appunto con un detto che ci riguarda in relazione agli altri e non solo a noi stessi: <non negare un bene a chi ne ha il diritto se hai la possibilità di farlo> (Pr 3, 27). Se questa è la parola con cui si apre la prima lettura, che sarà solennemente ripresa dall’apostolo Giacomo nella sua Lettera, l’ultima suona così: <agli umili concede la sua benevolenza> (3, 34). La benevolenza cui ci esorta la prima lettura si concretizza nell’esortazione del Signore Gesù a non privatizzare fino a sprecare i doni che riceviamo dall’Altissimo, perché ne usiamo non solo per noi stessi, ma per metterli a servizio di tutti. Il Signore Gesù, dopo aver raccontato la parabola del seminatore che fa cadere il seme della sua parola e della sua presenza con una larghezza e benevolenza impressionanti, ci ricorda che il destino di questo seme è affidato ora alle nostre mani e non abbiamo il diritto di lasciarlo morire, ma abbiamo il compito di lasciarlo fruttificare: <Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce> (Lc 8, 16).

Con questa breve parabola il Signore si sposta dal campo aperto in cui viene largamente seminata la Parola, all’intimità della casa in cui il seme si fa raggio di luce. Il Signore Gesù non dice che la lampada è posta sul candelabro per vederci meglio, ma precisa, sottilmente, che la lampada accesa va posta in evidenza perché chi entra veda la luce. La nostra esperienza della grazia è chiamata a diventare un dono e un’occasione di grazia per tutti senza cedere a nessuna inutile forma di privatizzazione intimistica che corrisponderebbe ad una follia, proprio come se, dopo aver accesa una lampada, la nascondessimo. Il Signore Gesù si spinge ancora oltre! Dopo averci condotto nell’intimità della casa, ci fa scendere nella profondità del nostro cuore: <Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce> (8, 17).

La <benevolenza> con cui siamo chiamati a condividere con gli altri i doni ricevuti, diventa una spinta a far fruttare pienamente questi doni nella nostra vita più personale e intima, perché tutta la nostra esistenza possa essere un vero processo di crescita e di dilatazione che comprende sempre un dinamismo di chiarificazione e di consapevolezza. Proprio come quando si accende una piccola lucerna e, pian piano, si impara a riconoscere le cose e le persone in una luce nuova, così è pure dell’intimità del nostro cuore. L’ascolto della Parola e l’incontro quotidiano con il Signore sono sempre l’occasione per diventare più solidali con gli altri e più autentici con se stessi. L’ultima parola che ci viene consegnata nel Vangelo può diventare per noi un vero punto di meditazione e uno spunto esigente di verifica: <Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere> (8, 18)… per proteggerlo da se stesso.

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