Attendere… liberi

I settimana T.A.

Due scenari per intuire la medesima cura con cui il Signore accompagna il cammino del suo popolo e il nostro proprio cammino: il banchetto messianico alla fine dei tempi, di cui ci parla quasi trasognato il profeta Isaia, e la moltiplicazione dei pani – così familiare – sulle rive del lago. La preghiera orienta e forse anche un poco aggiusta il tiro della nostra attesa: <la forza di questo sacramento ci liberi… e ci prepari> (Orazione dopo la Comunione). Mentre contempliamo ancora una volta la commovente <compassione> (Mt 15, 32) con cui il Signore sfama i poveri che accorrono a lui, la liturgia ci chiede di rammentare bene che il pane che riceviamo – la presenza del Signore che ci accompagna lungo il cammino della vita fatta di bisogni oltre che di desideri – ha come scopo quello di renderci un po’ più liberi e sempre più preparati non solo a partecipare, ma ad essere pure attenti e attivi nel <banchetto> che il Signore stesso <preparerà> (Is 25, 6) per tutti.

Potremmo dire che l’Avvento se scava in noi il desiderio di partecipare alla gioia del Regno di Dio che viene, lo fa proprio aiutandoci a riappropriarci della nostra povertà. È infatti la nostra coscienza di avere bisogno che ci avvicina al Signore Gesù creando lo spazio necessario perché egli possa rendersi presente alla nostra vita: <Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino> (Mt 15, 32). Il Signore Gesù non vuole che rimaniamo digiuni della sua presenza e della sua compagnia per poter serenamente vivere il nostro cammino senza venir meno e potendoci rallegrare di raggiungere la mèta del nostro desiderio più vero e profondo. Le parole del profeta Isaia ci confortano e ci rafforzano: <Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza> (Is 25, 9).

Se abbiamo sperimentato la salvezza donataci, allora la nostra stessa vita si fa dono e condivisione di salvezza con tutti i nostri fratelli in cammino con noi e come noi. La nostra è una condivisione tra poveri più che essere una condivisione con i poveri. Il Signore Gesù si fa infatti povero accettando di dare interamente la sua vita e chiedendo ai suoi discepoli di accompagnarlo e imitarlo in questo medesimo atteggiamento. Il tempo di Avvento è un tempo di interiorizzazione e di metabolizzazione delle nostre povertà, fragilità e limiti per renderli un luogo di salvezza per noi stessi e di condivisione di salvezza per tutti coloro che la vita pone sulla nostra strada. Se è vero che <il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto> (Is 25, 8) è anche vero che noi stessi siamo chiamati ad essere il fazzoletto con cui il Signore si prende cura del pianto di ogni uomo e donna in quella <compassione> che in Cristo Gesù si è fatta così visibile da farsi carne e sangue. La domanda risuona nel nostro cuore: <Quanti pani avete?> (Mt 15, 34) che può essere intesa così “quanta compassione avete?” mettiamola davanti al Signore ed egli la moltiplicherà fino alla <sazietà> (15, 37)… fino a farne avanzare.

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