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Ss. Simone e Giuda

La festa dei santi Simone e Giuda ci riporta, ancora una volta, a sostare sul mistero della Chiesa che fa tutt’uno con il ministero della Chiesa. La scelta dei Dodici cui il Signore Gesù <diede anche il nome di apostoli> (Lc 6, 13) i quali più che un gruppo scelto di gente privilegiata è una realtà in costruzione per <essere tempio santo del Signore> (Ef 2, 21). Un tempio, di qualsiasi tradizione religiosa, è posto in mezzo alla vita ordinaria della gente come memoria e come appello, ed è un luogo da cui si passa, ma dove non si rimane. Così è la Chiesa: un ambito di esperienza della grazia da cui si può e si deve continuamente ripartire per essere testimoni e collaboratori di una salvezza possibile. L’elenco dei nomi degli apostoli evoca personalità, caratteri, storie e sogni assai diversi. Si potrebbe dire che già il modo con cui è composto il gruppo degli apostoli dice tutta la complessità e la sfida di essere Chiesa e di esserlo non per se stessi, ma per quella <gran moltitudine di gente> (Lc 6, 17) che aspetta e vive in quel <luogo pianeggiante> ove si consuma la fatica quotidiana di continuare a sperare. Si potrebbe per questo dire che: <La Chiesa è l’espansione di Gesù, il suo gratuito e volontario dilatarsi nel tempo e nello spazio. La Chiesa sgorga da Cristo e nasce dalle sue fatiche, dalle sue angosce con quella che possiamo a ragione definire come fecondità cattolica>1.

Il gruppo che si costituisce attorno al Signore Gesù è <anche> di apostoli, ma la vita dei Dodici è anche la vita di uomini che conoscono il combattimento e le tentazioni di tutti gli altri. Per questo più che un gruppo scelto per gli altri nel senso di una eccellenza modellare, è un piccolo laboratorio di Vangelo che possa dare speranza a tutti di poterne accogliere il seme nella propria vita. I Dodici hanno vissuto con Gesù per essere il segno di una speranza per tutti di poter diventare <santi e familiari di Dio> (Ef 2, 19). La vita e la missione della Chiesa è quella di creare uno spazio di vivibilità per tutti. Perché questo possa realmente avvenire sembra che il primo passo sia quello di presentare la comunità degli apostoli come una realtà difficile, complessa, persino ambigua in modo che nessuno si senta escluso né tantomeno inadeguato. Anzi, al contrario, la Chiesa nasce più sotto il segno di un ospedale che non sotto quello dell’accademia. 

Uno degli apostoli che festeggiamo oggi è caratterizzato da una nota assai chiara e un po’ inquietante: <Simone, detto Zelota> (Lc 6, 15). Si assicura così uno spazio all’interno della Chiesa anche per gli spiriti forti e un po’ focosi. Eppure, ciascuno, all’interno della Chiesa che è ancora in <costruzione> (Ef 2, 21) è chiamato a trovare un luogo in cui crescere e in cui fare crescere. Taddeo un appellativo derivato dall’aramaico taddajja (petto)e Lebbeo da libba, cioè cuore. Equivarrebbe in entrambi i casi a “uomo dal grande cuore” cioè coraggioso. Se questo coraggio fosse una caratteristica del temperamento del santo non c’è dato saperlo poiché gli evangelisti usano questo appellativo solo per evidenziare la differenza fra il Giuda “dal grande cuore” e il Giuda traditore. Patrono delle cause perse. Celebrando la festa di Simone e Giuda siamo invitati a fare un piccolo esame del nostro cuore per fare il punto del nostro cammino discepolare.


1. Ch. GAY, Fleurs de doctrine et de piété, Paris 1909, frammento XVIII.

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