Accogliere… precedere

8 Gennaio

La folla che precede Gesù è un simbolo forte della nostra umanità che ha bisogno del Signore, il quale accetta di avere bisogno della nostra umanità fino a farsi precedere nel dono per farsi dono. In tal modo si manifesta l’abisso dell’amore divino, di cui ci parla la prima lettura, esprimendo fino in fondo i suoi sentimenti di uomo all’altezza della sua umanità e a servizio della nostra. Come dice un maestro spirituale poco conosciuto, ma tanto penetrante <il proprio dell’amore è quello di donare sempre e di ricevere sempre>1. Così l’apostolo Giovanni trova le parole giuste per riassumere e portarci al cuore della manifestazione di Dio in Cristo Gesù: <In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi> (1Gv 4, 10). In questi giorni che intercorrono tra l’Epifania del bambino Gesù ai Magi e la Teofania presso il Giordano, la Liturgia ci aiuta a cogliere ed accogliere i vari modi con cui il Signore si fa presente alla nostra vita ci accompagna in ogni suo tornante chiedendoci di diventare, a nostra volta e in prima persona, mediatori e testimoni di un Dio che si fa prossimo ad ogni uomo e ad ogni donna soprattutto se bisognosi e feriti.

Una di queste rivelazioni del modo con cui Dio accompagna il nostro cammino è certamente il suo farsi pane per ogni nostra fame e il farsi attenzione ai nostri più elementari bisogni in una infinita <compassione> (Mc 6, 34). La folla ha intuito che Gesù ha occhi per il suo dolore e per questo non solo lo segue, ma lo precede e questo proprio perché, in realtà, si sente preceduta nella conoscenza e nella risposta a quella fame di attenzione e di cura i cui morsi, talora, stringono non solo lo stomaco, ma soprattutto il cuore. E si può ben dire che la folla ha ragione, che la folla non si è affatto sbagliata visto che appena Gesù scende dalla barca prova un’emozione forte che è la stessa provata dal padre al ritorno a casa di quel figlio perduto e ritrovato (cfr Lc 15, 20). Il Signore Gesù con la sua parola non solo ci raduna attorno a sé, ma come una vera madre, al suo senso pieno di amore ci nutre e ci rinfranca.

Il Signore Gesù non può accettare il consiglio dei suoi discepoli: <congedali…> (Mc 6, 36) e al contrario li esorta a coinvolgersi profondamente con il bisogno di questa gente accettando di diventare mediatori di una abbondanza di vita che sorprenderà loro stessi e li aiuterà ad assumere sempre più profondamente il loro carattere apostolico imparandone i modi dallo stesso Maestro. La domanda posta dal Signore Gesù ai suoi discepoli imbarazzati e forse persino un po’ infastiditi dal bisogno della folla, riguarda anche noi: <Quanti pani avete? Andate a vedere> (6, 38). Fu così che i discepoli scoprono di avere anche <due pesci> che, se condivisi, non possono essere pochi. La domanda può diventare per noi, alla luce di quanto l’apostolo Giovanni ci ricorda nella prima lettura, “quanto amore avete” e per quanto poco esso è sempre capace di saziare: <perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio> (1Gv 4, 7). o e sorella, nel tuo nome!


1. J. RUYSBROECK, I sette gradi dell’amore divino.

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