Accogliere… la fragilità
Presentazione del Signore –
Nella festa di quest’oggi viviamo la pienezza di ciò che abbiamo celebrato nel Natale del Signore. A distanza di quaranta giorni il bambino Gesù viene portato dai suoi genitori nel tempio <come prescrive la legge del Signore> (Lc 2, 24). Lo spazio dell’osservanza si dilata in un’eccedenza di accoglienza, di gioia, di scambio, di reciproco riconoscimento nei cui segni già si prefigura il senso profondo di ciò che sarà l’annuncio del Vangelo. La consuetudine prevista e prescritta dalla Legge si dilata in un abbraccio amorevole, imprevisto, che si fa pregusto di ciò che avverrà sulle strade di Palestina al passaggio del Signore Gesù. La profezia e la primizia di quelli che saranno gli incontri di Gesù è affidata alle <braccia> (Lc 2, 28) callose di Simeone e all’amorevole parlantina di una <profetessa> (2, 36). Anna rompe gli indugi della discrezione propria di Giuseppe e Maria per indicare a tutti l’aurora già rilucente della <redenzione di Gerusalemme> (2, 38). Con l’abbraccio di Simeone ed Anna nel tempio si incontra il vecchio e il nuovo, la paziente attesa e lo spumeggiante compimento, la saggezza provata di due anziani invecchiati nella fedeltà e nella preghiera, e un bambino che porta sulla terra il profumo del cielo.
Ciò che si consuma nel Tempio è ciò che siamo chiamati a celebrare e a rendere possibile con le nostre scelte nella vita quotidiana: l’incontro festoso tra le differenze più evidenti come può essere un neonato di quaranta giorni e una donna di ottantaquattro anni. La venuta del Signore nella casa della nostra umanità ci permette di non temere più alcuna differenza soprattutto di non avere paura di nessuna fragilità: né quella degli anziani, né quella dei bambini, tra le quali si consumano e si patiscono le vulnerabilità di ogni età e di ogni passo. Anzi, la differenza nella fragilità accende la luce che contrassegna in modo del tutto particolare la festa delle luci o Candelora che abbiamo la gioia di celebrare in questo giorno. La parola della seconda lettura ci conforta: <proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova> (Eb 2, 18). Il profeta sembra quasi rincarare la dose: <Siederà per fondere e purificherà l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia> (Mal 3, 3). Purificazione è un altro modo per indicare la festa odierna.
Guidati dal bambino Gesù che viene accolto nel Tempio dal Padre suo come promessa e premessa di ogni accoglienza, siamo chiamati a percorre anche noi la strada che sale verso gli atri del Signore per farci accogliere dalla misericordia e poterci così accogliere personalmente e reciprocamente. La parola di Simeone rivolta a Maria è per ciascuno di noi: <anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori> (Lc 2, 35). I primi pensieri ad essere svelati per essere purificati sono quelli del nostro cuore talora così lento ad accogliere e farsi accogliere in quella fragilità che il Figlio di Dio ha sposato nel mistero della sua incarnazione.
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