Accogliere… il tutto
Natale del Signore –
La scelta delle letture che la Liturgia propone per le quattro Messe del Natale del Signore – Vigilia, Notte, Aurora, Giorno – non sono semplicemente dei formulari che si possono scegliere a proprio piacimento ma rappresentano una sorta di sguardo mistico che dalla storia – la Genealogia secondo Matteo letto alla Vigilia – conduce fino a quella che i nostri fratelli orientali chiamano la Meta-Storia. Si contemplato la radice sul cui tronco germoglia Gesù di Nazareth e ci si sofferma sul luogo e il contesto storico in cui la luce della sua presenza fece irruzione nella storia dell’umanità <sotto Quirinio> (Lc 2, 2). Tutto il mistero è rivisitato “attraverso” lo sguardo di poveri <pastori che vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge>. Nel pieno meriggio di questo Giorno Santo il nostro occhio è invitato – dopo essersi spalancato sullo spettacolo commovente di un <bambino avvolto in fasce e che giace in una mangiatoia> – ad alzarsi in volo verso un altro punto di vista: quello dall’alto, quello di Dio stesso che <molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio> (Eb 1, 1-2).
Questo Figlio che noi contempliamo tra le braccia di Maria come uno di noi è <il Verbo> che <era presso Dio ed era Dio> (Gv 1, 1). L’evangelista che alla fine del suo testo dovrà riconoscer di aver dovuto tralasciare molte cose riguardanti Gesù perché <se fossero scritte…> (Gv 21, 25) non esita nel primo versetto del suo Vangelo a dirci tutto quello che dobbiamo sapere e che non dobbiamo dimenticare: l’incarnazione non è uno scherzo ma è qualcosa in cui Dio si è giocato fino in fondo e in modo totale e senza ritorno. Aldilà di ogni forma in cui l’intervento di Dio è stato atteso nel corso della storia del popolo della promessa e, inconsapevolmente, al cuore delle promesse attorno a cui tutti i desideri degli uomini e dei popoli si sono organizzati, questo intervento di Dio è talmente totale da non poter che suscitare l’ammirazione e l’incontenibile esultanza: <Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme> (Is 52, 9).
Il grande annuncio che rende <belli sui monti i piedi del messaggero> (Is 52, 7) è ciò che sta al cuore del prologo di Giovanni: <E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità> (Gv 1, 14). Dopo aver detto questo non c’è più tanto da vedere quanto da accogliere a cuore aperto.
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