Quanto basta

VII settimana

L’immagine del <sale> con cui si conclude il vangelo di quest’oggi è posta in relazione, attraverso uno dei detti più belli del Signore Gesù, con il fatto di essere <in pace gli uni con gli altri> (Mc 9, 50). Potremmo così dire che il sale della pace è necessario alla vita come il condimento è indispensabile per assicurare un buon gusto agli alimenti. Chiunque faccia anche un minimo di cucina, sa che non esiste una misura quantificabile in modo preciso, netto e uguale del sale da aggiungere alle varie pietanze. Normalmente, nell’aggiunta del sale, vi è sempre una dose di giusta arbitrarietà e di necessaria intuitività. Così pure è per la pace che deve regnare e, quotidianamente, essere costruita e ricostruita nelle nostre relazioni fraterne per le quali non ci sono misure e modalità predefinite e scontate, ma è necessario un continuo lavoro di intelligenza e di rischio. Se il desiderio e l’anelito è chiaro, se l’orientamento è netto, non è così facile discernere i modi e gli strumenti per costruire e assicurare la pace gli uni con gli altri… eppure questa pace non si può mai smettere né di desiderarla né, tantomeno, di cercarla, continuamente, con creatività, immaginazione e rischio.

Il libro del Siracide ci offre comunque una sorta di indizio che può diventare una luce per il cammino, indizio che si concretizza in un’esortazione: <Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: “Basto a me stesso”> (Sir 5, 1). Il salmo responsoriale rafforza il proverbio con un’immagine: l’<albero piantato lungo corsi d’acqua> (Sal 1, 3). Per quanto rigoglioso, un albero non può in nessuno modo dire <basto a me stesso>! La sua bellezza e fecondità, infatti, dipendono dalla terra, dall’acqua, dal sole. Esso è il frutto di questa continua sinergia che sarebbe impossibile senza una reale apertura e accoglienza di ciò che si deve ricevere e che comporta, a sua volta, una disponibilità a dare. In tal modo il segreto della pace sembra essere la coscienza della propria povertà e della necessaria interdipendenza.

A questo fa riferimento il Signore Gesù quando caratterizza il discepolo proprio a partire dal suo bisogno di ricevere. prima che considerare la sua missione a dare: <Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa> (Mc 9, 41). Nessuno può né deve bastare a se stesso, se non nella misura di una crescente capacità di dare se stesso, senza mai rinchiudersi nei propri piccoli interessi. Questo è evidente, eppure bisogna riconoscere che il Signore Gesù ci porta un po’ più lontano e, come sempre, un po’ più in profondità; infatti, il Signore ci ricorda che la nostra resistenza nel dare è, fondamentalmente, il segno e il frutto di una intrinseca paura dell’uomo a dover riconoscere di avere bisogno degli altri. Il costruire la pace comincia sempre con il grande passo del mettere il primo mattone della consapevolezza, ovvero, il riconoscimento saggio, prima che umile, di non bastare a se stessi e di avere bisogno gli uni degli altri, offrendoci, reciprocamente, l’occasione di rivelare quanto stiamo diventando più umani. La misura di questo discernimento sembra essere minima e fattibilissima: <un bicchiere d’acqua> (Mc 9, 41) meglio se <fresca> (Mt 10, 42). 

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