Medico

I settimana T.O.

Un lungo testo di Girolamo può accompagnare e guidare la nostra meditazione sul Vangelo: <Oh, se Gesù potesse venire accanto a noi e guarire con una sola parola la nostra febbre! Poiché ognuno di noi è afflitto da una febbre. Quando mi arrabbio, ho la febbre: quanti sono i vizi, tante sono le febbri. Chiediamo agli apostoli di pregare che Gesù si avvicini a noi, e ci tocchi la mano. Se lo fa, la febbre subito sparirà, poiché Gesù è un medico straordinario. E’ lui il vero, grande medico, primo fra tutti i medici. Lui sa scoprire il segreto di tutte le malattie: non tocca l’orecchio, né la fronte, ma la mano, cioè le azioni cattive. Gesù si accosta alla malata, poiché ella non poteva alzarsi e correre incontro a colui che veniva da lei. Lui, medico pieno di misericordia, va lui stesso fino al letto, lui che aveva portato sulle spalle la pecora malata (cfr Lc 15,5). Si avvicina di sua propria volontà, prende l’iniziativa della guarigione. Si avvicina a questa donna e cosa le dice? “Avresti dovuto corrermi incontro. Avresti dovuto venire ad accogliermi alla porta perché la guarigione non sia solo effetto della mia misericordia, ma anche della tua volontà. Ma poiché sei indebolita dalla febbre e non puoi alzarti, vengo io da te”. “Gesù si avvicina e la solleva. La prende per mano”. Quando si è in pericolo, come Pietro in mare, che stava per annegare, Gesù stende la mano e lo rialza (Mt 14,31). Gesù solleva questa donna prendendola per mano: con la sua mano le prende la mano. Beata amicizia, splendido bacio! Gesù prende questa mano come un medico: constata la forza della febbre, lui che è medico e rimedio al tempo stesso. La tocca e la febbre se ne va. Tocchi anche la nostra mano, guarisca le nostre azioni. Alziamoci, restiamo in piedi. Qualcuno forse mi dirà: “Dov’è Gesù?” E’ qui, davanti a noi>1.

Mentre contempliamo il Signore Gesù che entra nella casa di Simone e solleva dalla sua malattia la sua suocera perché possa riprendere a servire, possiamo sentire tutta la verità di ciò che ci viene ricordato nella prima lettura: <Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura> e aggiunge che <perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede> (Eb 2, 16-17). Di certo questo è il cammino del Signore Gesù quello di farsi carico di tutte le nostre malattie e infermità come un vero medico dell’anima e del corpo. Nondimeno questo diventa pure il nostro cammino da assumere <personalmente> (Eb 2, 18) il dolore e la pena di tutti per farci compagni e animatori di speranza. Come il Signore Gesù siamo chiamati ogni giorno a prendere coscienza della nostra vocazione profonda fino a poter dire con il Maestro: <per questo infatti sono venuto> (Mc 1, 38). La nostra via sarebbe infatti sprecata se non imparassimo, giorno dopo giorno, la ragione per cui siamo venuti al mondo che non può mai identificarsi solo con ciò che ci fa bene, ma passa sempre attraverso il bene e la gioia che riusciamo a donare agli altri.


1. GIROLAMO, Omelie sul Vangelo di Marco, 2.

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