Accogliere… convertire

7 Gennaio

Il cammino di Gesù riprende esattamente dove si ferma quello di Giovanni Battista. Questo è un altro modo per sottolineare la verità della carne assunta dal Verbo e la cui negazione sarebbe un modo per separarsi nettamente da quel flusso di salvezza che ci viene descritto nella prima lettura come un processo di accoglienza piena della manifestazione di Dio nella nostra storia che rende ormai impossibile una rivelazione che sia vera fuori e, ancor meno, al di sopra delle ombre e penombre di cui è impastata la nostra umanità: <In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio>. E, come se non bastasse, l’apostolo non esita a trarre le conclusioni: <Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo> (1Gv 4, 2-3). Al contrario dell’anticristo, il Signore Gesù – il Cristo di Dio – assume pienamente la fragilità, la debolezza e l’incertezza della nostra carne, e si inserisce umilmente nella nostra storia aspettando, per così dire, il suo turno, senza saltare la fila: <quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali…> (Mt 4, 12-13).

Il Signore Gesù è un uomo della strada e, soprattutto, si mostra docile a quei segni che la vita pone sul suo cammino e che indicano i passi necessari e, soprattutto, fa presagire il modo nuovo di annunciare la presenza del Regno. Se è vero che Gesù prende il testimone di Giovanni è pur vero che il suo modo non è identico. Una cosa da notare e da sottolineare che è che il Battista, che pure si presenta nella forza di Elia, non compie nessun miracolo e non opera nessun segno di guarigione. La totalità dell’annuncio del Battista sta nel suo pressante invito alla conversione, il Signore Gesù riprende identicamente questo invito e lo contestualizza in un ministero di guarigione assolutamente gratuito nel senso che non è condizionato ad una volontà e scelta di conversione: <percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno di Dio e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo> (4, 23).

Sembra proprio che il sublime mistero dell’incarnazione comporti una continuità, ma pure una diversità rispetto a quello che era il modo di agire e di predicare del Battista quasi a motivo di una divina consapevolezza della fragilità e dei bisogni della nostra condizione umana più acuta. Per questo è il Signore Gesù che si mette in cammino verso gli altri senza limitarsi ad aspettare che questi vengano a lui per chiedere una parola di conversione e di salvezza. Così l’incarnazione e la condivisione serena della reale condizione dell’umanità che va raggiunta e non semplicemente aspettata al varco della salvezza, diventano un criterio di discernimento non solo sull’uomo, ma anche su Dio per non cadere nella trappola di trovarsi, talora con le migliori e più devote intenzioni, dalla parte dell’<anticristo>. La parola del profeta potrà compiersi ancora ai nostri giorni soli se entriamo e rimaniamo nella logica della carne del Verbo che è la <grande luce>!

1 commento

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *