Attendere… da testimoni

III settimana T.A.

La reazione elegante e per certi aspetti un po’ sprezzante con cui il Signore Gesù risponde agli scribi e ai farisei circa la sua <autorità> (Mt 21, 23), ci aiuta a comprendere la differenza tra l’essere dei semplici “portavoce” ed essere, invece, dei testimoni. Questo è, di certo, il mistero di Giovanni il Battista, ma questa è pure l’esperienza vissuta da Balaam che da essere semplicemente l’esecutore di un bisogno si fa, invece, interprete di una realtà che lo supera e la cui forza e verità non può tacere: <Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele> (Nm 24, 17). Balaam è capace di compiere un gesto che è ben più di un gesto: <alzò gli occhi> (24, 2). In tal mondo gli è possibile vedere oltre ciò che gli è stato comandato di vedere o, forse meglio, di non vedere. Quello di alzare gli occhi, per andare oltre ciò che si teme, è un atteggiamento che ritroviamo in Gesù ed è una delle esortazioni ricorrenti per i suoi discepoli.

In tal modo, solo così, da spettatori della vita – propria ed altrui – si può diventare testimoni di una vita che ci precede e sempre ci supera. La reazione di Balaam è quella di un uomo che sa cambiare visuale fino a cambiare atteggiamento e si trova così agli antipodi del modo di reagire di quanti interrogano il Signore, ma non si lasciano mai interrogare e mettere in discussione dalla vita: <Non lo sappiamo>. Questa reazione “da struzzo” permette al Signore di sottrarsi all’iniquo interrogatorio: <Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose> (Mt 21, 27). Ciò che troviamo in Balaam, ed è assente nei capi dei sacerdoti e negli anziani del popolo, è la capacità di alzare lo sguardo, di levare gli occhi, di mantenere un minimo di sensibilità alla meraviglia. Del resto, come ci si può meravigliare se si è sempre e solo sulla difensiva? Eppure, bisogna riconoscerlo, ci vuole del coraggio per porre uno sguardo nuovo – l’unico che abbia una minima speranza di verità – sulle persone, sugli eventi… persino sulle cose!

Tutto ciò esige un atteggiamento da nomadi che ritroviamo in Balaam, che riscontriamo in Giovanni Battista, che è uno dei tratti più amabili del Signore Gesù. Come spiega mirabilmente Origene: <Una casa è una realtà fondata e stabile entro limiti fissi; le tende invece sono delle abitazioni da nomadi sempre in viaggio, sempre in cammino e che mai ritengono di essere arrivati alla mèta>1. Per questo Balaam ha un sussulto di stupore e di ammirazione: <Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele> (Nm 24, 5). È come se si ritrovasse davanti alla magnifica e rarissima possibilità di un popolo compatto e stabile; eppure, non sedentarizzato e in continuo esodo. La discussione sull’<autorità> (Mt 21, 23), in cui gli scribi tentano di trascinare il Signore Gesù, viene da questi affrontata in termini di autorevolezza, che è sempre legata alla capacità di rischiare la propria vita per ciò in cui si crede… tanto da essere testimoni e martiri dell’amore alla vita come lo fu Giovanni.


1. ORIGENE, Omelie sui Numeri, 17, 4, 2.

1 commento
  1. Marielle
    Marielle dice:

    ” Ho alzato gli occhi verso la montagna e…l’ho vista nascere : rossa, rosa, gialla, bianca…sempre più grande.
    – Come ti chiami ?
    – Il mio nome è ALBA : sono venuta per risvegliarti e cambiare la notte in luce ! Verro’ ogni mattina per illuminare il tuo cammino…”
    ( da …un libro per bambini )

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