Piccoli
Commemorazione di tutti i fedeli defunti –
La morte, nelle parole e nel cammino personale del Signore Gesù è sentita e annunciata come un appuntamento. Per questo si chiede e ci chiede di tenerci pronti per non mancare a questo prezioso momento che, se cambia radicalmente tutto indipendentemente da noi, può coronare il nostro cammino in questo mondo, non senza di noi. Il modo in cui il Signore Gesù prepara la sua morte è una scuola per noi di preparazione e, il modo, non è altro che quello della veglia di una grande festa: tutto è preparazione, desiderio. Pertanto la morte è ciò che desideriamo o è ciò che subiamo, cominciando a subire la morte di quanti amiamo sperimentando quel vuoto che stringe le viscere e fa piangere l’anima. Sappiamo tutti di avere un appuntamento ineluttabile con la morte, ma questo non può che essere vissuto come una maledizione o almeno come una costrizione se non comprendiamo che il limite posto dalla morte alla vita è la garanzia per noi di cercare il senso più autentico alla nostra esistenza.
La morte ci fa uguali e questo dovrebbe accendere in noi il desiderio di vivere da eguali. La morte ci ricorda che ci sarà un momento in cui non potremo più fare nulla, assolutamente nulla per noi stessi, e la scintilla del senso della nostra esistenza dipenderà totalmente dagli altri. Nel Vangelo, il Signore Gesù ci parla di <miei fratelli più piccoli> (Mt 25, 40). Certamente sono i poveri, i bisognosi, i feriti dalla vita… ma questi fratelli più piccoli sono anche i morti. Questi fratelli più piccoli – anzi i più piccoli in assoluto – siamo anche noi: i defunti di domani. Solo noi, ancora viventi, possiamo prenderci cura della memoria di quanti ci hanno preceduto nel segno di una vita compiuta. I morti non possono fare più nulla per se stessi se non quello che sono riusciti a lasciare nel nostro cuore come desiderio di mantenere viva la memoria. Per questo il modo in cui noi ci prendiamo cura dei morti è il segno distintivo del livello della nostra civiltà e, ancora più profondamente, della nostra fede che ci impedisce di diventare idoli di noi stessi, pensando che non ci sia nulla e nessuno prima di noi e dopo di noi.
L’appuntamento con la morte è un appuntamento quotidiano con l’amore, con la tenerezza, con la cura, con l’estrema compassione di non lasciare che nulla vada perduto dei frammenti di vita senza i quali la nostra vita non avrebbe alcun senso. È falso – ricorda il teologo e testimone fino al dono della vita Bonhoeffer – dire che Dio riempie il vuoto. Egli lo tiene aperto, aiutandoci a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore. La cura della comunione con i morti è la scuola di comunione con i vivi e un’autentica preoccupazione di trasmettere il dono della vita come una fiaccola accesa, e non come un tizzone spento e fumoso. Manteniamo dunque odorosa e profumata la nostra vita facendo tesoro del profumo che ci hanno lasciato i nostri cari e preparando noi stessi all’appuntamento della nostra morte perché non sia negazione, ma coronamento della nostra vita.
Parole profonde e di grande riflessione.Grazie