La vera natura

XXIX Domenica T.O.

La brama di potere, di supremazia, di privilegi non sono dei desideri, ma delle vere e proprie malattie. Questa bramosia non corrisponde alla nostra natura, bensì un vero e proprio s-naturamento di ciò che siamo in realtà. Infatti, noi tutti siamo creati ad immagine del <Servo del Signore> (Is 53, 2) i cui tratti sono – secondo la prima lettura – quelli della mansuetudine e del servizio come conferma lo stesso Signore-Servo: <il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti> (Mc 10, 45). Il Signore Gesù ci vuole guarire da quel male oscuro che si impadronisce di noi stessi fino a renderci ciechi su noi stessi. Infatti, la cosa essenziale non è paragonarci gli uni agli altri, ma di stare davanti alla rivelazione della <grazia> (Eb 4, 16) di colui che è <stato messo alla prova in ogni cosa> (4, 15) e che <ben conosce il patire> (Is 52, 3). Il più grande pericolo in cui potremmo incorrere come discepoli sarebbe proprio quello di <prendere gloria gli uni dagli altri> (Gv 5, 44) ritrovandoci infine non solo a mani vuote ma, ancor più gravemente, con il cuore pieno di amarezza. Il Signore Gesù ci convoca tutti insieme e ci invita a tenere <fisso lo sguardo> (Eb 12, 2) su di Lui per imparare da Lui <mite e umile di cuore> (Mt 11, 32). Infatti, questo sguardo pieno di compassione ci permette di guarire dalla paura della nostra nudità, della nostra povertà, della nostra vulnerabilità…del nostro essere ignoranti di noi stessi e, così spesso, della nostra stessa felicità. Il Signore Gesù non si scandalizza delle nostre richieste sconsiderate e neppure ci rimprovera. Anzi, quale <sommo sacerdote> (Eb 4, 14) egli sempre <si addosserà> le nostre <iniquità> (Is 53, 11) per restituirci alla nostra originale innocenza quando all’uomo – appena creato – Dio affidò lo splendido giardino del mondo perché lo <servisse e custodisse> (Gn 1, 28) come il sommo sacerdote fa nel Tempio. Accogliamo con gioia e con gratitudine l’evangelo che il Signore vuole che sia annunciato fino agli estremi confini della terra: <fra voi non è così> (Mc 10, 43). Se infatti guardiamo bene nel nostro cuore siamo, in realtà, più felici quando serviamo di quando siamo serviti. Questo perché siamo stati creati ad immagine del Figlio che <non ritenne un privilegio l’essere come Dio ma svuotò se stesso> (Fil 2, 6-7). Perciò imploriamo con fede il Signore, come ben presto farà il cieco Bartimeo, e con rinnovato coraggio, invece di arrampicarci mettiamoci ai piedi del Signore e cantiamo: <Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo> (Sal 32, 22). Una poesia può accompagnarci nella contemplazione lungo le ore di questa domenica: <Ha scelto il posto più umile, e la sua livrea non è quella di un re! Lasciategli il suo ruolo di schiavo, comprendete a quale legge obbedisce e quale amore lo divora>.

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