Sepolcri

XXVIII settimana T.O.

Sembra che il discorso del Signore Gesù contro i farisei raggiunga il suo vertice di “offensività” proprio quando scatena la reazione indignata di un dottore della Legge: <Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo> (Lc 11, 44). A questo punto si scatena la reazione: <Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi> (11, 45). Perché mai questo riferimento ai sepolcri invisibili su cui si passa senza rendersene conto tocca sul vivo fino ad offendere questo dottore della Legge? In realtà, questa figura usata dal Signore Gesù per indicare e disapprovare l’atteggiamento dei farisei è particolarmente eloquente perché mette in luce come il rischio di una certa religiosità che si fissa su alcune norme esteriori fino a idolatrarle non è altro che un modo per seppellire il dono di una relazione con Dio che sia realmente vivificante: <pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio> (Lc 11, 42).

Le parole infuocate dell’apostolo Paolo non solo commentano, ma pure chiariscono ulteriormente questa parola del Signore Gesù: <se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge> (Gal 5, 18). La Legge, infatti, è sempre un’arma a doppio taglio! Essa può ispirare ed animare un dinamismo vitale capace di rinnovare e animare continuamente la vita, oppure può diventare la tomba in cui ogni desiderio e ogni processo di crescita vengono bloccati e seppelliti per sempre. Il Signore Gesù non invita nessuno e neppure noi a diventare liberali o, peggio ancora, libertini. Il suo invito è a vigilare continuamente sulla nostra condotta perché sia in grado di custodire e incrementare l’essenziale: <Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle> (Lc 11, 42). Il pericolo più grande, secondo la parola e l’esempio del Signore Gesù, è la confusione dei piani e il ribaltamento dell’ordine in cui prima di tutto c’è la giustizia e l’amore di Dio.

Qualunque osservanza oggettivamente buona e lodevole va vissuta come un’espressione dell’amore di Dio che si fa, necessariamente, cura e attenzione per la giustizia. Ciò che l’apostolo, nel suo linguaggio, evoca come <opere della carne> (Gal 5, 19) sono in realtà tutti quegli atteggiamenti che si oppongono all’amore di Dio che si fa attenzione per i bisogni e le necessità di tutti. Paolo continua offrendo un elenco accurato, ma non esaustivo, di quelli che sono i frutti dello Spirito: <amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé> e conclude dicendo solennemente che <contro queste cose non c’è Legge> (5, 22-23). La cosa più terribile che può avvenire ancora oggi nel nostro cammino spirituale e nella nostra ricerca sincera di essere discepoli del Signore è di creare una contrapposizione tra l’amore e la Legge che è sempre l’espressione di una fatica ad entrare nella logica dello Spirito. Lo Spirito è dentro di noi il garante e l’animatore del giusto ordine dei valori e della capacità di incarnarli concretamente nel vissuto quotidiano senza mai indulgere alla tentazione di rinchiudere la vita in schemi talmente rigidi da somigliare troppo a <sepolcri> o a <pesi insopportabili>.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *