Amato
XXVIII Domenica T.O. –
Dopo avere letto – domenica scorsa – quanto il Signore Gesù ci insegna circa il modo di rapportarci agli altri e, in particolare, con quanti avremmo la tentazione di trattare con sufficienza e poca delicatezza – le donne e i bambini -, oggi il Maestro ci insegna a rapportarci in modo giusto con le <ricchezze> (Mc 10, 23). Sotto questo nome non bisogna intendere semplicemente i beni materiali, ma persino i beni spirituali che quel <tale> (10, 17), dopo l’elenco rammemorato dallo stesso Signore Gesù, è in grado di identificare in modo preciso: <Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre> (10, 19). Dopo che il Signore Gesù ha fatto l’elenco di ciò che questo tale sicuramente conosce, questi non ha nessun problema e – bisogna riconoscerlo, nessuna falsa modestia come noi – nel dire con giusta fierezza: <Maestro, tutte queste cose lo ho osservate fin dalla giovinezza> (10, 20). A questo punto del dialogo si rende necessario un momento di pausa quasi per prendere un attimo respiro e misurare, intuitivamente, la posta in gioco tra Gesù e questo tale, tra Gesù e noi. Mentre ci si aspetterebbe una presa di distanza da parte del Signore o almeno l’esplicitazione immediata delle esigenze della sequela l’evangelista Marco chiosa con una nota indimenticabile: <Allora Gesù fissò lo sguardo su lui e lo amò…> (10, 21). Una nota principale, come il tema ricorrente in una sinfonia, e che non si può in alcun modo sottovalutare o dimenticare. Il seguito della frase rivolta a questo tale di cui i Vangeli non ci riportano il nome – Matteo ci dice per due volte che si tratta di un <giovane> (Mt 19, 20. 22) – deve essere letto in quell’atmosfera umanamente forte, creata dallo sguardo fisso di Gesù su quest’uomo che potremmo chiamare con lo stesso nome che la tradizione greca riserva all’apostolo Giovanni: Amato! Così potremmo chiamare quell’uomo che normalmente tutti indichiamo come il “giovane ricco”. Come giustificare questo sguardo pieno di amore e di predilezione del Signore Gesù, se non a partire da un’affinità scorta dal Maestro in questo possibile discepolo? Egli, pur diventando un discepolo mancato, nondimeno ha potuto aggiungere ai suoi <molti beni> (Mc 10, 22) il sommo bene di quel verbo che traduce un dono incommensurabile e, nonostante il suo rifiuto, intramontabile. Di fatto quest’uomo viene folgorato dall’amore di Cristo per il quale è, in certo modo, preparato visto il suo atteggiamento pieno di ardente desiderio come lo siamo ciascuno almeno in certi momenti e in alcuni passaggi cruciali della nostra esistenza discepolare.
…ho “osservato” il dialogo del nostro Signore con il ” giovane ricco” e la bellezza del suo sguardo amoroso…Questo rapporto ha svegliato la mia speranza…pazienza…presto o tardi …l’Amore vincerà !